
ROMA - Bisogna «tagliare il cordone ombelicale della dipendenza del servizio pubblico dalla politica». Lo ha detto il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, parlando davanti alla commissione di vigilanza Rai nella prima audizione del nuovo vertice di viale Mazzini.
Un taglio che per il presidente «non può essere limitato alla presenza o meno di politici nei consigli di amministrazione; riguarda il complessivo atteggiamento di una classe politica nei confronti del servizio pubblico radiotelevisivo. Esattamente quello che non è stato fatto, che va fatto».
A suo avviso «se non si recide il cordone ombelicale e resta il maggioritario, anzi non il maggioritario, ma l'alternanza, la dipendenza dalla politica riconduce inevitabilmente la Rai nell'ambito dello spoil system. Sarebbe però la liquidazione del servizio pubblico».
Petruccioli è anche convinto che questo Cda non è la soluzione del problema del governo Rai, anzi: «tutt'altro, visto che siamo, della politica, emanazione e noi stessi della politica partecipi».
Però questo consiglio, compreso il presidente, per Petruccioli «può avere senso e ruolo se viene vissuto come l'occasione per la politica di prendere coscienza delle proprie responsabilità e dei propri doveri. Se si capisce che non ci sono scorciatoie o astruserie. Vale per i politici che sono nel Cda». A suo avviso, infatti, paradossalmente, «una ricollocazione dell'azienda rispetto alla politica non possono farla nè tecnici nè professori: devono prendersene la responsabilità i politici». Ed è per questo che questo consiglio, scelto dalla politica, per Petruccioli deve «pensare, progettare, realizzare questa ricollocazione. E deve agevolare le iniziative del legislatore che andassero in questa direzione». Il presidente spiega che di ciò si parla apertamente nelle riunioni del consiglio e che anzi, in una di queste discussioni, un consigliere, rivela, gli ha detto: «la possibilità che noi riusciamo a svolgere in modo positivo il nostro compito è in proporzione al margine di autonomia che ciascuno di noi è capace di conquistarsi rispetto al proprio retroterra politico».
L'AZIENDA NAVIGA A VISTA, SERVE RIORGANIZZAZIONE PERCHE' DIVENTI INDUSTRIA
Dal 1990 ad oggi la Rai ha iniziato una lunga navigazione a vista e la situazione, dopo una dozzina di anni, è ancora questa. «La sola cosa che si può dire di certo - aggiunge - è che se non c'è stato naufragio nè ammutinamento la qualità dello scafo e la disposizione di chi lo frequenta sono, nell'insieme, più che buone ed è ragionevole farci affidamento. Di qui, comunque, si deve partire, senza disperazione, ma anche senza illusioni».
Con la stella polare che è «l'espletamento del servizio pubblico», Petruccioli pensa quindi a una riorganizzazione dell' azienda che «deve diventare integralmente una industria; diversa dalle altre industrie per la particolarità dei suoi prodotti», ma per tutto il resto integralmente industria «con una precisa ricognizione e una valorizzazione dei propri asset attuando tutte le sinergie consentite dalle nuove tecnologie e dalle convergenze multimediali, con una valorizzazione del patrimonio e un vera politica finanziaria che non c'è mai stata, con una produzione di materiali multimediali che può immettere sul mercato con qualità eccellete e i costi più che concorrenziali». Ma il presidente è consapevole che questo «è un compito difficilissimo, perchè troppo tempo è andato sprecato. Ma ineludibile, per la sopravvivenza dell'azienda Rai, che sarebbe condannata ad un rapido declino, non impedito di per sè dalla funzione di servizio pubblico».
Quindi per Petruccioli la Rai dopo il '90 che ha segnato l'esplosione del sistema politico, e «ha reso assolutamente obsoleto l'assetto del governo Rai» e in vista di quell'«orizzonte 2016», data in cui scadrà la concessione ventennale tra lo Stato e la Rai in quanto affidataria del servizio pubblico radio tv, deve cambiare. E se in generale secondo Petruccioli in Italia serve più liberalizzazione («se non ci sarà, non saranno possibili le trasformazioni consentite dalla tecnologia e non se trarranno tutti i possibili vantaggi») alla Rai serve soprattutto una riorganizzazione interna. Per Petruccioli, infatti, le strutture «o sono obsolete o non ci sono». Anche se fa un esempio in positivo, che è quello della struttura addetta alla fiction che con 70-80 persone è in grado di lavorare bene.
«Ma l'attività prevalente dell'azienda - dice - non è certo strutturata su un modello del genere». Quindi l'obiettivo è quello di una «buona organizzazione, comprensibile, lineare, funzionale, flessibile e autoregolabile; soprattutto visibile per coloro che lavorano e ai loro occhi sufficientemente convincente».
Temi questi che Petruccioli sottoporrà alla riflessione dell'azienda e anche alla discussione pubblica con iniziative specifiche.
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