Dalla truffa da 343.000 euro alla sentenza ecco ttutti i probabili retroscena della strage
di Piero Argentiero
Giovanni Vantaggiato contro Cosimo Parato. Il primo commerciante di carburanti di Copertino che ha subìto una truffa di 343mila euro; l’altro di Torre Santa Susanna che avrebbe truffato il commerciante. Un contrasto che risale a qualche anno fa, quando sono cominciati a «tornare indietro» gli assegni emessi da Parato in favore di Vantaggiato per le forniture di carburanti agricoli. Il 19 aprile scorso il giudice monocratico del tribunale di Brindisi Simona Panzera per quella vicenda emette sentenza di condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione nei confronti di Parato che, a sua volta, ritiene di essere innocente e, attraverso il suo legale, avvocato Raffaele Missere, fa sapere di avere fiducia nella giustizia.
LA VICENDA PROCESSUALE
La sentenza che potrebbe aver fatto scattare la folle molla stragista è stata emssa lo scorso 19 aprile dal tribunale a Brindisi: esatamente un mese prima dell'attentato. Riguarda un processo intentato dalla moglie di Giovanni Vantaggiato, ufficialmente titolare del deposito di carburante di Copertino, contro Cosimo Parato, 47 anni di Torre Santa Susanna, due suoi famigliari e un terzo presunto complice.
Tutti venivano accusati a vario titolo di aver emesso assegni a vuoto per 343.000 euro con i quali tra il 2006 e il 2007 avrebbero acquistato da Vantaggiato 700.000 litri di gasolio e 6.000 litri di benzina, tutto carburante per uso agricolo quindi a tariffa agevolata. Una vera e propria truffa per la quale il benzinaio si attendeva giustizia. Ma la sentenza sarebbe stata a suo parere troppo morbida, mandando assolto tra l'altro l'uomo che avrebbe materialmente firmato gli assegni e prosciogliendo (ma in istruttoria) un pubblico ufficiale che Vantaggiato aveva invece indicato come complice dei truffatori.
Solo Cosimo Parato era stato ritenuto colpevole della truffa, condannandolo tra l'altro al pagamento di una multa da 600.000 euro a favore dello Stato. Condanne ad appena 600 euro di multa e un anno e mezzo di reclusione invece per i due famigliari di Parato e assoluzione piena per il quarto imputato.
Giovanni Vantaggiato (anzi la moglie) si era visto tuttavia riconoscere dal tribunale il diritto al risarcimento dei danni da stabilirsi nel corso di un successivo processo civile. Nella loro costoituzione di parte civile, avevano chiesto un risarcimento di 400.000 euro, "come danni morali, patrimoniali e psicologici". Ma parlòando al gip ha detto di aver scoperto pochi giorni dopo che Parato risulta nullatenente, e dhe quindi non avrebbe mai avuto nessun risarcimento.
GLI ATTENTATI PRECEDENTI
Lo scontro tra i due aveva fatto registrare altre tappe prima della sentenza. Almeno questa è l’ipotesi. Certo è che Parato ha paura dopo che ha rischiato di morire. E’ il 24 febbraio del 2008 quando una bomba, comandata a distanza, collocato nel cestino della sua bicicletta, esplode mentre lui sta per inforcarla. Il sospetto è che sia stato Vantaggiato a costruirla, piazzarla nel cestello e farla esplodere. L’inchiesta su questo attentato viene affidata al sostituto procuratore Milto Stefano De Nozza, lo stesso magistrato che coordina le indagini sulla strage alla scuola «Morvillo-Falcone». Non si arriva ad alcun responsabile e la vicenda si chiude con l’archiviazione.
Il rancore di Vantaggiato nei confronti di Parato aumenta sempre di più. Nel corso del lungo interrogatorio al quale il commerciante di carburanti è stato sottoposto mercoledì scorso, uno degli investigatori che procedevano a tale atto, lo ha descritto come persona costantemente controllata e fredda. Perdeva le staffe solo quando gli veniva ricordata la vicenda della truffa. «Devo recuperare quei soldi, costi quel che costi lo devo fare», avrebbe ripetuto più volte prima che iniziasse la messa a verbale delle sue dichiarazioni.
Tra i due non corre buon sangue. Vantaggiato non accetta che colui al quale ha dato fiducia lo abbia «bidonato». Il 31 maggio del 2011 Parato è al volante della sua Audi A6. In via Roma, nel centro di Torre Santa Susanna, sono all’incirca le 14. Non c’è nessuno per strada. L’auto va a fuoco. Parato scappa, come è logico. Ma non resta in zona come avrebbe fatto chiunque altro. Lui raggiunge casa e vi si rintana. E’ fuor di dubbio che ha paura. Continua a temere per la sua vita.
Chi lo perseguita non si rassegna. Nell’agosto successivo divampa l’incendio nel garage della palazzina in cui abita Parato. Vanno a fuoco tutte le auto parcheggiate esclusa quella di Parato perché non è lì. Ma lo scopo è raggiunto. Parato ha sempre più paura. Anche perché chi lo perseguita è una persona che ha dimestichezza con l’esplosivo e con i prodotti infiammabili che sono stati utilizzati per incendiare il garage.
In tutto questo c’entra il rapporto teso tra Vantaggiato e Parato? Gli investigatori, dopo che il commerciante di Copertino ha confessato la strage, non lo escludono. E per questo in queste ore hanno rispolverato quei fascicoli tutti archiviati a carico di ignoti, e avviato nuove indagini.
Giovanni Vantaggiato contro Cosimo Parato. Il primo commerciante di carburanti di Copertino che ha subìto una truffa di 343mila euro; l’altro di Torre Santa Susanna che avrebbe truffato il commerciante. Un contrasto che risale a qualche anno fa, quando sono cominciati a «tornare indietro» gli assegni emessi da Parato in favore di Vantaggiato per le forniture di carburanti agricoli. Il 19 aprile scorso il giudice monocratico del tribunale di Brindisi Simona Panzera per quella vicenda emette sentenza di condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione nei confronti di Parato che, a sua volta, ritiene di essere innocente e, attraverso il suo legale, avvocato Raffaele Missere, fa sapere di avere fiducia nella giustizia.
LA VICENDA PROCESSUALE
La sentenza che potrebbe aver fatto scattare la folle molla stragista è stata emssa lo scorso 19 aprile dal tribunale a Brindisi: esatamente un mese prima dell'attentato. Riguarda un processo intentato dalla moglie di Giovanni Vantaggiato, ufficialmente titolare del deposito di carburante di Copertino, contro Cosimo Parato, 47 anni di Torre Santa Susanna, due suoi famigliari e un terzo presunto complice.
Tutti venivano accusati a vario titolo di aver emesso assegni a vuoto per 343.000 euro con i quali tra il 2006 e il 2007 avrebbero acquistato da Vantaggiato 700.000 litri di gasolio e 6.000 litri di benzina, tutto carburante per uso agricolo quindi a tariffa agevolata. Una vera e propria truffa per la quale il benzinaio si attendeva giustizia. Ma la sentenza sarebbe stata a suo parere troppo morbida, mandando assolto tra l'altro l'uomo che avrebbe materialmente firmato gli assegni e prosciogliendo (ma in istruttoria) un pubblico ufficiale che Vantaggiato aveva invece indicato come complice dei truffatori.
Solo Cosimo Parato era stato ritenuto colpevole della truffa, condannandolo tra l'altro al pagamento di una multa da 600.000 euro a favore dello Stato. Condanne ad appena 600 euro di multa e un anno e mezzo di reclusione invece per i due famigliari di Parato e assoluzione piena per il quarto imputato.
Giovanni Vantaggiato (anzi la moglie) si era visto tuttavia riconoscere dal tribunale il diritto al risarcimento dei danni da stabilirsi nel corso di un successivo processo civile. Nella loro costoituzione di parte civile, avevano chiesto un risarcimento di 400.000 euro, "come danni morali, patrimoniali e psicologici". Ma parlòando al gip ha detto di aver scoperto pochi giorni dopo che Parato risulta nullatenente, e dhe quindi non avrebbe mai avuto nessun risarcimento.
GLI ATTENTATI PRECEDENTI
Lo scontro tra i due aveva fatto registrare altre tappe prima della sentenza. Almeno questa è l’ipotesi. Certo è che Parato ha paura dopo che ha rischiato di morire. E’ il 24 febbraio del 2008 quando una bomba, comandata a distanza, collocato nel cestino della sua bicicletta, esplode mentre lui sta per inforcarla. Il sospetto è che sia stato Vantaggiato a costruirla, piazzarla nel cestello e farla esplodere. L’inchiesta su questo attentato viene affidata al sostituto procuratore Milto Stefano De Nozza, lo stesso magistrato che coordina le indagini sulla strage alla scuola «Morvillo-Falcone». Non si arriva ad alcun responsabile e la vicenda si chiude con l’archiviazione.
Il rancore di Vantaggiato nei confronti di Parato aumenta sempre di più. Nel corso del lungo interrogatorio al quale il commerciante di carburanti è stato sottoposto mercoledì scorso, uno degli investigatori che procedevano a tale atto, lo ha descritto come persona costantemente controllata e fredda. Perdeva le staffe solo quando gli veniva ricordata la vicenda della truffa. «Devo recuperare quei soldi, costi quel che costi lo devo fare», avrebbe ripetuto più volte prima che iniziasse la messa a verbale delle sue dichiarazioni.
Tra i due non corre buon sangue. Vantaggiato non accetta che colui al quale ha dato fiducia lo abbia «bidonato». Il 31 maggio del 2011 Parato è al volante della sua Audi A6. In via Roma, nel centro di Torre Santa Susanna, sono all’incirca le 14. Non c’è nessuno per strada. L’auto va a fuoco. Parato scappa, come è logico. Ma non resta in zona come avrebbe fatto chiunque altro. Lui raggiunge casa e vi si rintana. E’ fuor di dubbio che ha paura. Continua a temere per la sua vita.
Chi lo perseguita non si rassegna. Nell’agosto successivo divampa l’incendio nel garage della palazzina in cui abita Parato. Vanno a fuoco tutte le auto parcheggiate esclusa quella di Parato perché non è lì. Ma lo scopo è raggiunto. Parato ha sempre più paura. Anche perché chi lo perseguita è una persona che ha dimestichezza con l’esplosivo e con i prodotti infiammabili che sono stati utilizzati per incendiare il garage.
In tutto questo c’entra il rapporto teso tra Vantaggiato e Parato? Gli investigatori, dopo che il commerciante di Copertino ha confessato la strage, non lo escludono. E per questo in queste ore hanno rispolverato quei fascicoli tutti archiviati a carico di ignoti, e avviato nuove indagini.