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VENEZIA - E' cominciato con un minuto di silenzio per le vittime degli attentati di Londra il convegno «Robot, i noti ignoti», in programma oggi e domani a Venezia.
Nel suo indirizzo di saluto, Giovanni Giovannini, Presidente dell'Osservatorio Tuttimedia (Otm), ha ricordato come 55 anni fa lo scienziato e scrittore Isaac Asimov, autore di «Io, robot», si preoccupasse di stabilire le leggi della robotica per evitare che i robot facessero del male all'uomo. «Ma l'uomo - ha detto Giovannini - si fa del male da solo, senza aspettare i robot».
All'ingresso del Telecom Future Centre di Venezia, il congressista viene accolto da una provocante ragazza androide dalle movenze lente e armoniose. All'interno dell'antico chiostro del palazzo che ospita il convegno, una mostra di fantasiose creature meccaniche realizzate con materiali di recupero ricavati da aspirapolvere, macchine fotografiche e apparecchi radio costituisce il preambolo alla due giorni di lavori sullo stato dell'arte della robotica organizzati da OTM e dal Telecom Italia Future Centre.
I robot attuali, come ha ricordato Roberto Saracco, responsabile della comunicazione scientifica di Telecom Italia Lab (Tilab), costruiscono le componenti dei telefoni cellulari, stendono migliaia di chilometri di cavi per le telecomunicazioni, pilotano gli aerei. Ma robot, per quanto non di forma umana come li voleva la fantascienza - ha detto il biologo e filosofo Edoardo Boncinelli, - sono anche le lavatrici e molti elettrodomestici, e validi aiuti alle persone disabili vengono proprio dalla tecnologia dei robot.
Eppure, l'obiettivo finale della robotica - ha osservato Vincenzo Tagliasco della Facoltà di Ingegneria dell' Università di Genova - si ritiene comunemente sia la realizzazione di un robot cosciente, con la capacità di acquisire esperienza e avere proprie motivazioni. Un robot - è stato detto - capace di esprimersi in prima persona, di dire «Io». In realtà, per Tagliasco, il robot non rappresenta che un'evoluzione della rivoluzione industriale, è la risposta all'esigenza, emersa nell' Ottocento in Inghilterra, di avere un supporto tecnologico alla produzione: il robot, quindi, inteso come «servitore» a fianco dell'uomo.
«Honda, Sony, Toyota, hanno già brevettato tutto il possibile per quanto riguarda la realizzazione di robot umanoidi. Questo spiega - ha affermato il guru italiano in campo di robotica, Paolo Dario, professore alla Scuola Superiore S.Anna di Pisa - perchè altre società, statunitensi ed europee, siano quasi costrette ad esplorare altre vie di applicazioni per la robotica».
A margine dell'incontro, è stato particolarmente apprezzato dagli intervenuti «Aibo», il cane robot della Sony, in grado di far ascoltare la musica semplicemente guardando la copertina di un Cd, ma anche di comportarsi come un quadrupede normale, giocando liberamente con una pallina multicolore.
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