Stralci dei verbali dei calciatori biancorossi
Isoldi per truccare la partita di Bologna li avevano presi. Poi, hanno dovuto restituirli: il risultato non era quello atteso. Ecco perché la procura scava su cosa accadeva nello spogliatoio del Bari. E scopre liti, botte e minacce, in un clima generalizzato di paura. Non un quadro edificante.
LE STRANEZZE DI PALERMO-BARI
Gli investigatori vogliono capire cosa accadde davvero in campo. Perché qualcuno aveva mangiato la foglia sulla (mancata) combine. «C’è stato qualcuno - chiede il pm Angelillis - ad esempio Donati, che ha alzato il ditino, e ha detto: “Qui qualcuno ha fatto il furbo oggi?». Marco Rossi smentisce: «No». Al massimo, dice, nell’intervallo Mutti «si arrabbiò come mai avevo visto con Belmonte perché aveva fatto un errore che si poteva evitare». Ma l’accordo con gli zingari era un po’ diverso: «Mi era stato detto che comunque sarebbero stati giocati su siti asiatici in tempo reale per la partita, quindi i primi 10 minuti il risultato doveva rimanere sullo zero a zero».
LE BOTTE TRA GILLET E MASIELLO
Gillet conferma di aver avuto un diverbio con Andrea Masiello. «Lui era andato, diciamo, sulla stampa, in trasmissione, insomma a parlare di fatti che secondo me dovevano rimanere nello spogliatoio. Insomma il fatto che Almiron era andato in curva con i tifosi, il fatto che il rigore al Cagliari lo ha battuto Rudolph, che doveva batterlo un’altra persona, che la società si doveva svegliare con la guida tecnica, con il mister Ventura, insomma sono cose che non andavano bene. E io lì ho avuto un litigio con lui. Niente, io questa cosa ce l’avevo dentro, sono andato da lui e stavano facendo le salite loro e lì c’è stato un litigio». Il pm Ciro Angelillis però non ci crede, intendendo che le motivazioni erano legate alle partite vendute: «Lei ha mai contestato a Masiello, non so, di impegnarsi poco, ha mai, come dire, mostrato di disapprovare il suo modo di rendere in campo con riferimento a qualche partita specifica?». Il portiere smentisce, e calca la mano sulle dichiarazioni fatte in tv: «Secondo me così era come pararsi il culo». Nel merito il litigio è confermato pure da Rossi: «Sì, sì. Perché è stato di mattina davanti a tutti, fuori dallo stadio, che stavano facendo le salite». Ma non sa spiegare perché, e non se l’è mai chiesto: «Io sono uno che si fa i fatti suoi».
IL BOLOGNA IN DISCOTECA E DI VAIO
L’ultima giornata di campionato il Bari (già retrocesso) vince 4-0 a Bologna. Rossi la racconta così: «Quattro a zero non avevamo mai vinto. Però quello che so è che ai giocatori del Bologna non gliene importava praticamente niente, perché comunque io ho saputo... mi hanno detto che erano anche stati in discoteca fino a tarda notte, la sera prima. Comunque non gli importava niente di quella partita lì, io quella partita lì non l’ho giocata». Iacovelli aggiunge altri tasselli: «Per Bologna-Bari, Masiello mi disse che poteva sfruttare la conoscenza di Portanova che aveva giocato con lui a Siena, nonché di Di Vaio».
LE ALTRE MINACCE DEI TIFOSI
La richiesta di perdere con Cesena e Sampdoria non è stata l’unica minaccia ricevuta dagli ultras. E nemmeno la prima. Rossi: «Quando sono arrivati i tifosi nello spogliatoio la prima volta con il Chievo, pensavo che comunque la società riuscisse un attimo a difenderci, ecco, non mi sentivo tanto protetto. Credo che la società dovrebbe fare qualcosa, tutti gli allenamenti erano a rischio di invasione di campo, c’erano solo quelle tre persone della Digos che non riuscivano a fare niente».
LA LITE AL RISTORANTE
Dopo l’arresto a Cremona, il factotum Angelo Iacovelli ricostruisce una delle tante liti tra i giocatori del Bari. «Ricordo una cena al ristorante Due Ghiottoni in cui ove erano presenti molti giocatori del Bari che terminò in una specie di lite in quanto il giocatore Almiron battibeccò con altri giocatori chiamandoli mercenari e accusandoli di aver venduto delle partite».
GLI ALLENAMENTI BLINDATI
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è il derby. Racconta Gillet: «Sono venuti a contestarci prima del Lecce, sono venuti in 150 al campo, sono anche entrati in campo, bombe carta, schiaffi ad un paio di giocatori e, basta, dopo da quel giorno là abbiamo fatto allenamento con i blindati, siamo andati in ritiro dieci giorni. Questa cosa la dissi anche a Mutti?». Il pm chiede quale fu la risposta dell’allenatore: «”Lo hai detto alla società”. Ho detto: “Sì certo”. “Niente, andiamo là a giocarci la partita”».
IACOVELLI ALLONTANATO
A un certo punto il direttore sportivo vieta a Iacovelli di entrare negli spogliatoi del Bari. È lui stesso a raccontarlo: «Angelozzi, il direttore sportivo, prima di Napoli-Bari mi fermò all’ingresso degli spogliatoi, durante un allenamento e mi disse di non scendere più negli spogliatoi. Da allora non l’ho più fatto». Pare che fosse sparita la macchina di un calciatore: e quando c’è un furto, il primo incolpato è sempre la cameriera. E così, ricorda Gillet, «lo vedevamo meno, e stava, aspettava Ghezzal, che lui stava sempre con Ghezzal».
GIACOBBE A DUBAI CON I GIOCATORI
Gillet dice di aver visto solo una volta Fabio Giacobbe: «L’ho visto una volta che siamo andati a prendere delle magliettine con le faccine». Poi si corregge: «Però l’anno [che] siamo andati in vacanza come premio a Dubai, che Conte ci aveva fatto... E lui era venuto con Andrea».
QUELLE LE VOCI SU CONTE
Agli atti dell’inchiesta c’è anche un esposto anonimo: i brogliacci di Cremona inviati a Bari. Antonio Bellavista, annotano i poliziotti, avrebbe tentato di agganciare anche l’attuale allenatore della Juventus, Antonio Conte, quando era alla guida del Siena. Le telefonate risalgono a pochi giorni prima dell’incontro di serie B Siena-Sassuolo, finito 4-0 per i toscani e inserito tra quelli che la procura di Cremona ritiene truccati. In una telefonata Bellavista chiede al suo interlocutore se può contattare Conte l’allenatore del Siena per sapere se sia «contattabile», ma la risposta è negativa. Partendo dall’esposto, Laudati ha affidato gli accertamenti ai carabinieri.
[g.l. - m.s.]
LE STRANEZZE DI PALERMO-BARI
Gli investigatori vogliono capire cosa accadde davvero in campo. Perché qualcuno aveva mangiato la foglia sulla (mancata) combine. «C’è stato qualcuno - chiede il pm Angelillis - ad esempio Donati, che ha alzato il ditino, e ha detto: “Qui qualcuno ha fatto il furbo oggi?». Marco Rossi smentisce: «No». Al massimo, dice, nell’intervallo Mutti «si arrabbiò come mai avevo visto con Belmonte perché aveva fatto un errore che si poteva evitare». Ma l’accordo con gli zingari era un po’ diverso: «Mi era stato detto che comunque sarebbero stati giocati su siti asiatici in tempo reale per la partita, quindi i primi 10 minuti il risultato doveva rimanere sullo zero a zero».
LE BOTTE TRA GILLET E MASIELLO
Gillet conferma di aver avuto un diverbio con Andrea Masiello. «Lui era andato, diciamo, sulla stampa, in trasmissione, insomma a parlare di fatti che secondo me dovevano rimanere nello spogliatoio. Insomma il fatto che Almiron era andato in curva con i tifosi, il fatto che il rigore al Cagliari lo ha battuto Rudolph, che doveva batterlo un’altra persona, che la società si doveva svegliare con la guida tecnica, con il mister Ventura, insomma sono cose che non andavano bene. E io lì ho avuto un litigio con lui. Niente, io questa cosa ce l’avevo dentro, sono andato da lui e stavano facendo le salite loro e lì c’è stato un litigio». Il pm Ciro Angelillis però non ci crede, intendendo che le motivazioni erano legate alle partite vendute: «Lei ha mai contestato a Masiello, non so, di impegnarsi poco, ha mai, come dire, mostrato di disapprovare il suo modo di rendere in campo con riferimento a qualche partita specifica?». Il portiere smentisce, e calca la mano sulle dichiarazioni fatte in tv: «Secondo me così era come pararsi il culo». Nel merito il litigio è confermato pure da Rossi: «Sì, sì. Perché è stato di mattina davanti a tutti, fuori dallo stadio, che stavano facendo le salite». Ma non sa spiegare perché, e non se l’è mai chiesto: «Io sono uno che si fa i fatti suoi».
IL BOLOGNA IN DISCOTECA E DI VAIO
L’ultima giornata di campionato il Bari (già retrocesso) vince 4-0 a Bologna. Rossi la racconta così: «Quattro a zero non avevamo mai vinto. Però quello che so è che ai giocatori del Bologna non gliene importava praticamente niente, perché comunque io ho saputo... mi hanno detto che erano anche stati in discoteca fino a tarda notte, la sera prima. Comunque non gli importava niente di quella partita lì, io quella partita lì non l’ho giocata». Iacovelli aggiunge altri tasselli: «Per Bologna-Bari, Masiello mi disse che poteva sfruttare la conoscenza di Portanova che aveva giocato con lui a Siena, nonché di Di Vaio».
LE ALTRE MINACCE DEI TIFOSI
La richiesta di perdere con Cesena e Sampdoria non è stata l’unica minaccia ricevuta dagli ultras. E nemmeno la prima. Rossi: «Quando sono arrivati i tifosi nello spogliatoio la prima volta con il Chievo, pensavo che comunque la società riuscisse un attimo a difenderci, ecco, non mi sentivo tanto protetto. Credo che la società dovrebbe fare qualcosa, tutti gli allenamenti erano a rischio di invasione di campo, c’erano solo quelle tre persone della Digos che non riuscivano a fare niente».
LA LITE AL RISTORANTE
Dopo l’arresto a Cremona, il factotum Angelo Iacovelli ricostruisce una delle tante liti tra i giocatori del Bari. «Ricordo una cena al ristorante Due Ghiottoni in cui ove erano presenti molti giocatori del Bari che terminò in una specie di lite in quanto il giocatore Almiron battibeccò con altri giocatori chiamandoli mercenari e accusandoli di aver venduto delle partite».
GLI ALLENAMENTI BLINDATI
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è il derby. Racconta Gillet: «Sono venuti a contestarci prima del Lecce, sono venuti in 150 al campo, sono anche entrati in campo, bombe carta, schiaffi ad un paio di giocatori e, basta, dopo da quel giorno là abbiamo fatto allenamento con i blindati, siamo andati in ritiro dieci giorni. Questa cosa la dissi anche a Mutti?». Il pm chiede quale fu la risposta dell’allenatore: «”Lo hai detto alla società”. Ho detto: “Sì certo”. “Niente, andiamo là a giocarci la partita”».
IACOVELLI ALLONTANATO
A un certo punto il direttore sportivo vieta a Iacovelli di entrare negli spogliatoi del Bari. È lui stesso a raccontarlo: «Angelozzi, il direttore sportivo, prima di Napoli-Bari mi fermò all’ingresso degli spogliatoi, durante un allenamento e mi disse di non scendere più negli spogliatoi. Da allora non l’ho più fatto». Pare che fosse sparita la macchina di un calciatore: e quando c’è un furto, il primo incolpato è sempre la cameriera. E così, ricorda Gillet, «lo vedevamo meno, e stava, aspettava Ghezzal, che lui stava sempre con Ghezzal».
GIACOBBE A DUBAI CON I GIOCATORI
Gillet dice di aver visto solo una volta Fabio Giacobbe: «L’ho visto una volta che siamo andati a prendere delle magliettine con le faccine». Poi si corregge: «Però l’anno [che] siamo andati in vacanza come premio a Dubai, che Conte ci aveva fatto... E lui era venuto con Andrea».
QUELLE LE VOCI SU CONTE
Agli atti dell’inchiesta c’è anche un esposto anonimo: i brogliacci di Cremona inviati a Bari. Antonio Bellavista, annotano i poliziotti, avrebbe tentato di agganciare anche l’attuale allenatore della Juventus, Antonio Conte, quando era alla guida del Siena. Le telefonate risalgono a pochi giorni prima dell’incontro di serie B Siena-Sassuolo, finito 4-0 per i toscani e inserito tra quelli che la procura di Cremona ritiene truccati. In una telefonata Bellavista chiede al suo interlocutore se può contattare Conte l’allenatore del Siena per sapere se sia «contattabile», ma la risposta è negativa. Partendo dall’esposto, Laudati ha affidato gli accertamenti ai carabinieri.
[g.l. - m.s.]