ROMA - Consultazione referendaria 12 e 13 giugno sulla fecondazione medicalmente assistita. Alle urne sono chiamati oltre 50 milioni di italiani, 26 milioni di donne e 24 milioni di uomini. Sul referendum, tuttavia, grava l'incognita dell'astensione: si sono moltiplicati infatti nelle ultime settimane gli appelli e le iniziative per il non voto, in modo trasversale all'interno degli schieramenti politici e non solo, tale da far crescere la quota "fisiologica" di astensionisti, calcolata intorno al 30% degli aventi diritto al voto, e mettere a rischio il raggiungimento del quorum.
Le sezioni elettorali sono 60.0664. Si vota su quattro quesiti. Inizialmente i referendum erano cinque ma la Consulta ha dichiarato non ammissibile il primo dei quesiti, quello con cui i promotori dell'iniziativa referendaria intendevano abrogare per intero la legge 40 approvata lo scorso anno. Le quattro schede che saranno consegnate agli elettori sono di colore diverso: celeste per il primo dei quesiti referendari (limiti alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni), arancione per il secondo (norme sui limiti all'accesso), grigio per il terzo (norme sulla finalità, sui diritti dei soggetti coinvolti e sui limiti all'accesso), rosa per il quarto (divieto di fecondazione eterologa). I seggi saranno aperti domenica 12 giugno dalle 8 alle 22 e lunedì 13 giugno dalle 7 alle 15.
Il referendum del 12 e 13 giugno è di tipo abrogativo ed è disciplinato dall'articolo 75 della Costituzione. Si ricorre a questo tipo di referendum per deliberare l'abrogazione parziale o totale di una legge quando lo richiedano 500.000 elettori o cinque Consigli regionali. Per i referendu sulla fecondazione assistita sono state raccolte circa 740 mila firme, quasi 1 milione e 100, secondo i dati forniti dai promotori, quelle per il quesito con cui si chiedeva l'abrogazione totale della legge 40, poi ritenuto non ammissibile dalla Consulta.
Hanno diritto a partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. Possono votare anche i cittadini italiani residenti all'estero, che esprimeranno il proprio voto per corrispondenza a meno che, secondo le norme in vigore, non risiedano «in Stati con i quali non si siano concluse intesein forma semplificata o la cui situazione non garantisca l'esercizio per via postale del diritto di voto», o che abbiano esercitato il diritto di opzione per il voto in Italia «dandone comunicazione alla rappresentanza diplomatica o consolare competente entro il decimo giorno successivo all'indizione del referendum».
I termini per ricevere il plico elettorale con le quattro schede, il certificato elettorale, una busta bianca, una busta preaffrancata con l'indirizzo del Consolato e un libretto contenente il testo della legge sul diritto di voto degli italiani all'estero, era fissato entro la fine di maggio.
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