ROMA - «Francesco Giorgino è sospeso dalla conduzione del tg1 delle 20.00 perchè a seguito di reiterati episodi, si è interrotto il rapporto di fiducia con il direttore. Inoltre la recente intervista con il quotidiano 'Liberò è lesiva dell'immagine del telegiornale. Poichè l'intervista è stata rilasciata senza autorizzazione della Rai, il direttore chiede all'azienda che venga adottato nei confronti di Giorgino un provvedimento disciplinare». Sono queste le parole con cui, secondo un comunicato diffuso dal Cdr del Tg1, Clemente Minum avrebbe informato i rappresentanti sindacali della testata del provvedimento di sospensione dell'anchorman dalla conduzione dell'edizione delle 20 ("riportiamo testualmente le parole con le quali, a voce, ci ha informato», afferma il Cdr).
Nel commentare l'annuncio di Mimun, «il Cdr ricorda che, in base all'articolo 21 del Contratto Integrativo (ex art.18) la conduzione non può essere "sospesa" ma soltanto "assegnata" o "ritirata". Nella prassi aziendale sin qui seguita il direttore può richiedere alla direzione del personale la revoca della conduzione con atto scritto e motivato».
«La "sospensione" del collega dalla conduzione -aggiunge il Cdr- è un atto grave perchè avviene a seguito di un'intervista (che il collega conduttore sostiene di non aver concesso) nella quale si esprimevano opinioni critiche nei confronti della direzione del tg1».
DIFENDIAMO IL DIRITTO DI CRITICA E LA LIBERTA' D'ESPRESSIONE «Noi -prosegue il Cdr- difendiamo in modo assoluto il diritto di critica e la libertà di esprimere qualsiasi opinione da parte dei giornalisti anche sul prodotto che va in onda. Questo non può in alcun modo comportare provvedimenti professionali che hanno il sapore della ritorsione e che ledono principi fondamentali di libertà».
«Per quanto riguarda la circolare aziendale che prevede la richiesta di autorizzazione per esprimere pubblicamente opinioni -conclude il Cdr- aderiamo totalmente al giudizio già espresso dal sindacato dei giornalisti della Rai in base al quale "queste circolari aziendali sono infondate in diritto, illegittime e configurano possibili lesioni di diritti costituzionalmente garantiti"».
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