Rogoli, il muratore della quarta mafia
di PIERO ARGENTIERO
Sessantaquattro anni, da 31 anni è rinchiuso in carcere e sottoposto al regime ristretto (41 bis). E’ un vero capo, l’unico che ha avuto la Sacra corona unita. Bisogna dargliene atto. Duro e puro. Giurò fedeltà nel lontano 1981, era la notte di Natale ed era rinchiuso nel supercarcere di Trani, quando fu affiliato dal mammasantissima della ‘ndrangheta Umberto Bellocco ed ebbe il via libera per la creazione della Sacra corona. E non ha mai tradito la malavita. E’ uno dei pochi che non si è pentito. Se l’avesse fatto avrebbe lasciato il carcere da tanto tempo. Invece lui no. Sta lì, sommerso dalle tante condanne per reati commessi dagli altri e sa che lascerà la prigione solo da morto.
E’ un giovane piastrellista quando viene arrestato per la rapina in banca compiuta a Giovinazzo finita con un tabaccaio ucciso. Viene condannato a dieci anni di reclusione e da quel momento non lascerà più il carcere e la sua carriera malavitosa si snoderà nel corso degli anni al vertice della Scu tra omicidi commissionati e subiti. Nel corso della faida scatenata con l’uccisione in un letto dell’ospedale di Mesagne (è la notte tra il 12 e 13 febbraio del 1989) del suo ex figlioccio Antonio Antonica, gli affiliati a quest’ultimo, prima di essere decimati, ammazzano in piazza aMesagne, sotto gli occhi dei passanti, il fratello Emanuele. Nasce la Scu perché Rogoli ritiene che il ricavato delle attività illecite del Brindisino debbono finire ai brindisini.
Ottenuto il placet da Bellocco (viene affiliato, come detto, la notte di Natale assieme a Vincenzo Stranieri di Manduria) la Scu si radica a Mesagne, con diramazioni a Manduria. Ma poi si estende a macchia d’olio sino a contare negli anni del boom 47 clan e 1.500 affiliati. La Scu della prima ora si dedica alle rapine e alle estorsioni e si avvicina al contrabbando di sigarette. Lo scontro con Antonica è perché quest’ultimo vuole che si traffichi con la droga. Con il passare degli anni la Scu diventa una holding del crimine. Secondo dati dell’Eurispes la Scu del terzo millennio ha un fatturato di due miliardi e mezzo di euro, suddivisi in 878 milioni che entrano dal traffico di droga, 775 milioni dalla prostituzione, 516 milioni dalle armi e 361 dalle estorsioni e dall’usura.
Dati, comunque, non aggiornati perché a tutto questo si è aggiunto anche il business del gioco d’azzardo.
Rogoli, studi appena sufficienti a imparare a leggere e scrivere, è riuscito a creare questo mostro del crimine. Con il sostegno della moglie, la cegliese Domenica Biondi, non meno determinata del marito, è riuscito a condurre sempre in acque tranquille la Scu, passando attraverso tante guerre intestine. Anche quando gli è stato tolto il posto di comando, relegato a «vecchio saggio», lui è rimasto legato alla Scu. Le nuove leve al primo arresto si pentivano. Lui no. Non ha mai voluto questa «macchia».
E non ha mandato giù il pentimento di Ercole Penna, marito della nipote della moglie. Un giovanotto sul quale lui aveva fatto molto affidamento tanto da portarlo al vertice della Scu. Di recente gli hanno rinnovato il 41 bis contro il quale il suo difensore, avvocato Cosimo Lodeserto, ha presentato opposizione e a giorni sarà discusso.
Sessantaquattro anni, da 31 anni è rinchiuso in carcere e sottoposto al regime ristretto (41 bis). E’ un vero capo, l’unico che ha avuto la Sacra corona unita. Bisogna dargliene atto. Duro e puro. Giurò fedeltà nel lontano 1981, era la notte di Natale ed era rinchiuso nel supercarcere di Trani, quando fu affiliato dal mammasantissima della ‘ndrangheta Umberto Bellocco ed ebbe il via libera per la creazione della Sacra corona. E non ha mai tradito la malavita. E’ uno dei pochi che non si è pentito. Se l’avesse fatto avrebbe lasciato il carcere da tanto tempo. Invece lui no. Sta lì, sommerso dalle tante condanne per reati commessi dagli altri e sa che lascerà la prigione solo da morto.
E’ un giovane piastrellista quando viene arrestato per la rapina in banca compiuta a Giovinazzo finita con un tabaccaio ucciso. Viene condannato a dieci anni di reclusione e da quel momento non lascerà più il carcere e la sua carriera malavitosa si snoderà nel corso degli anni al vertice della Scu tra omicidi commissionati e subiti. Nel corso della faida scatenata con l’uccisione in un letto dell’ospedale di Mesagne (è la notte tra il 12 e 13 febbraio del 1989) del suo ex figlioccio Antonio Antonica, gli affiliati a quest’ultimo, prima di essere decimati, ammazzano in piazza aMesagne, sotto gli occhi dei passanti, il fratello Emanuele. Nasce la Scu perché Rogoli ritiene che il ricavato delle attività illecite del Brindisino debbono finire ai brindisini.
Ottenuto il placet da Bellocco (viene affiliato, come detto, la notte di Natale assieme a Vincenzo Stranieri di Manduria) la Scu si radica a Mesagne, con diramazioni a Manduria. Ma poi si estende a macchia d’olio sino a contare negli anni del boom 47 clan e 1.500 affiliati. La Scu della prima ora si dedica alle rapine e alle estorsioni e si avvicina al contrabbando di sigarette. Lo scontro con Antonica è perché quest’ultimo vuole che si traffichi con la droga. Con il passare degli anni la Scu diventa una holding del crimine. Secondo dati dell’Eurispes la Scu del terzo millennio ha un fatturato di due miliardi e mezzo di euro, suddivisi in 878 milioni che entrano dal traffico di droga, 775 milioni dalla prostituzione, 516 milioni dalle armi e 361 dalle estorsioni e dall’usura.
Dati, comunque, non aggiornati perché a tutto questo si è aggiunto anche il business del gioco d’azzardo.
Rogoli, studi appena sufficienti a imparare a leggere e scrivere, è riuscito a creare questo mostro del crimine. Con il sostegno della moglie, la cegliese Domenica Biondi, non meno determinata del marito, è riuscito a condurre sempre in acque tranquille la Scu, passando attraverso tante guerre intestine. Anche quando gli è stato tolto il posto di comando, relegato a «vecchio saggio», lui è rimasto legato alla Scu. Le nuove leve al primo arresto si pentivano. Lui no. Non ha mai voluto questa «macchia».
E non ha mandato giù il pentimento di Ercole Penna, marito della nipote della moglie. Un giovanotto sul quale lui aveva fatto molto affidamento tanto da portarlo al vertice della Scu. Di recente gli hanno rinnovato il 41 bis contro il quale il suo difensore, avvocato Cosimo Lodeserto, ha presentato opposizione e a giorni sarà discusso.