ROMA - Bergamasco, 49 anni compiuti il 18 aprile scorso, medico ospedaliero specializzato in chirurgia maxillo-facciale, Roberto Calderoli, che mantiene il dicastero per le Riforme anche nel Berlusconi-ter, è formalmente il numero 2 della Lega. Riveste infatti la carica di coordinatore delle segreterie nazionali del partito (in sostanza il coordinatore dei segretari regionali), un ruolo che lo ha visto schierato in prima linea nel rappresentare le posizioni del Carroccio all'interno della maggioranza nei mesi successivi alla malattia di Umberto Bossi.
Una sorte di "proconsole" del capo, chiamato a gestire le vicende interne della Lega e a difenderne gli interessi di fronte agli alleati di governo e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E naturalmente a svolgere il ruolo di guardiano delle riforme, soprattutto dopo la nomina a ministro.
E' stato lui nei vari vertici della Casa delle libertà a sedersi al tavolo con gli altri leader di partito, pur senza esercitare in maniera assoluta la funzione di vice, ma sempre accanto ai ministri Roberto Maroni e Roberto Castelli e al presidente della commissione Bilancio della Camera Giancarlo Giorgetti, altri uomini fidati del "senatur".
Ai vertici della Lega Lombarda a partire dalla metà degli anni Novanta, Calderoli approda in Parlamento per la prima volta alla Camera nel 1992 e viene riconfermato nel 1994 e nel 1996, in questi ultimi due casi vincendo nell'uninominale.
Nel 2001 invece sceglie la via di palazzo Madama e l'elezione a senatore lo porta poi alla nomina di vicepresidente del Senato. Prima di approdare al ministero delle Riforme, da cui segue l'approvazione del ddl prima alla Camera e poi al Senato, nel testo che ora attende il via libera definitivo.
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