BOLOGNA - Il concerto di Bologna per il Congresso Eucaristico Nazionale, il 27 settembre 1997 in una grande area all'aperto alla periferia della città, regalò un' immagine destinata alla storia: l'incontro tra Giovanni Paolo II e Bob Dylan davanti a una platea immensa di 300.000 persone. Si era parlato moltissimo della presenza sullo stesso palco della guida della Chiesa cattolica mondiale e del cantautore ebreo che per decenni ha rappresentato un'icona della cultura antagonista.
Nel clima di apertura di quel Congresso eucaristico, di fronte allo straordinario carisma di un Wojtyla già sofferente ma rinvigorito dal calore dei giovani - come ricorda il Vescovo ausiliare del capoluogo emiliano, monsignor Ernesto Vecchi - Dylan mise da parte rigidità e riserve e rese omaggio a uno dei grandi leader del mondo. Si presentò a Bologna con l'abito delle grandi occasioni, smoking con banda argentata e cappello da cowboy, e tolse dalla lista dei brani annunciati 'With God on our sidè, un atto d'accusa contro le nefandezze commesse dall' uomo in nome della religione. I brani previsti erano cinque, poi per motivi di tempo furono ridotti a tre: e così lo straordinario concerto di Dylan offrì 'Hard rain', 'Knockin' on heaven's door' e 'Forever young'.
Dylan - che si tolse il cappello e andò a salutare sul palco il Papa in segno di omaggio - era il personaggio più atteso dai media e dai critici, ma il grande protagonista fu il Pontefice, ancora una volta al centro di un grande atto d'amore da parte delle nuove generazioni. I 300 mila di Bologna per questioni di età non avevano vissuto il sogno di Woodstock ed erano cresciuti con i valori della chiesa cattolica: per loro quella sera i beniamini erano Gianni Morandi, Andrea Bocelli, Adriano Celentano, Lucio Dalla, e sempre per questioni di età Samuele Bersani prima ancora che Niccolò Fabi.
«Dylan - aveva commentato alla vigilia dell'evento il card. Ersilio Tonini - non è un testimone ma un profeta che interpreta la realtà e se anche come gli altri artisti volesse sfruttare l'enorme ritorno di immagine che deriva dall'incontro con il Papa, ben venga anche questo. Bisogna parlare ai giovani perché sono loro che decideranno il futuro e la musica ha il compito di completare quello che è solo facoltà raziocinante».
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