Centrali elettriche e raffinerie sotto accusa per l'aumento del livello nazionale dei gas serra che allontana l'Italia dagli obiettivi di Kyoto. Un'indagine dell'Eurispes sulle emissioni del settore energetico mette in evidenza le difficoltà a centrare l'obiettivo di riduzione dei gas serra del 6,5% previsto dal trattato sul clima, tenuto conto che il nostro Paese ha registrato un aumento di circa il 10% dei livelli di anidride carbonica dal 1990 al 2002. Secondo lo studio, i settori maggiormente responsabili dell'incremento delle emissioni sono stati la produzione di energia elettrica ed i trasporti con un aumento rispettivamente del 15% e del 22,7%.
Nel 2002 in Italia il settore energetico nel suo complesso è stato responsabile dell'emissione di circa 443 Mt di anidride carbonica. Di queste, circa il 35% scrive l'Eurispes, è emesso dalla produzione e trasformazione dell'energia, seguito dal settore dei trasporti con il 28,2% e dalle industrie manifatturiere e delle costruzioni e dagli altri settori con circa il 18%.
«Le emissioni da industrie energetiche sono aumentate significativamente negli ultimi 10 anni, anche se con un andamento altalenante, mentre il settore dei trasporti ha avuto un incremento costante senza alcuna oscillazione» scrivono gli esperti dell'Eurispes. In calo (-3,3%) solo il settore delle industrie manifatturiere e delle costruzioni in parte grazie al miglioramento tecnologico e dell'efficienza energetica ma anche per effetto della crisi produttiva di alcuni comparti industriali.
L'Italia si colloca al terzo posto fra i Quindici per quantità di emissioni del settore energetico, con il 13,7% del totale dopo la Germania e il Regno Unito. Tuttavia, nota ancora l'Eurispes, l'evoluzione delle emissioni di Co2 dal settore energetico non è stata la uguale per tutte le nazioni europee: Svezia, Regno Unito e Germania hanno ridotto la produzione soprattutto grazie alla Germania (che ha avuto una diminuzione superiore a 140 Mt) ed al Regno Unito.
Spagna, Italia, Francia e Grecia hanno invece mostrato gli aumenti più significativi in termini assoluti, mentre Portogallo e Irlanda quelli percentualmente più elevati rispettivamente +53,2% e + 43,8%. Al fine del raggiungimento degli obiettivi europei, la Spagna e l'Italia, che nel complesso contribuiscono per quasi il 24% al totale europeo, sono i Paesi più critici dove è più urgente mettere in atto politiche capaci di diminuire la crescita delle emissioni dal settore energetico.
I dati inoltre mostrano il valore delle emissioni pro capite che, pur se in maniera grossolana, testimonia le differenze delle condizioni climatiche e dei sistemi energetici ed industriali dei diversi Paesi. Germania e Regno Unito, che hanno ridotto moltissimo le loro emissioni, mostrano valori superiori alla media europea, così come i Paesi con climi rigidi (Finlandia, Belgio, Olanda e Danimarca), mentre i Paesi mediterranei, ad eccezione della Grecia, mostrano valori inferiori alla media.
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