TEHERAN - L'Iran non rinuncerà al suo programma di ricerca con un reattore ad acqua pesante in cambio dell'offerta dei Paesi europei di fornirgli un reattore ad acqua leggera per le sue esigenze energetiche. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli esteri, Hamid Reza Asefi, dopo un nuovo round di trattative tra la Repubblica islamica da un lato e Francia, Germania e Gran Bretagna dall'altro, svoltosi a Ginevra questa settimana.
«Guardiamo con interesse alla proposta europea - ha detto Asefi - ma essa non potrà convincerci a sostituire le nostre attività con il reattore ad acqua pesante».
Asefi ha detto che l'Iran non è nemmeno disposto ad abbandonare il suo programma di dotarsi di un ciclo per l'arricchimento dell'uranio, tecnologia che può essere impiegata sia per alimentare centrali per la produzione di energia elettrica - ciò che Teheran sostiene di voler fare - sia per costruire ordigni atomici. Anzi, il portavoce ha sottolineato che il suo Paese punta a diventare «uno tra i maggiori fornitori di combustibile (per le centrali nucleari) in 15 anni».
Intanto l'Iran ha denunciato oggi attività di spionaggio degli Stati Uniti, affermando che si tratta di «interferenze che violano le norme internazionali».
Ad una domanda in proposito rivoltagli durante la sua conferenza stampa settimanale, il portavoce del ministero degli esteri, Hamid Reza Asefi, ha confermato «gli arresti di alcune spie» che lavoravano per Washington, ma non ha voluto aggiungere commenti. «Spetta ai responsabili dei servizi di sicurezza fornire informazioni», ha aggiunto.
Asefi si è soffermato anche sui presunti sorvoli del territorio iraniano di aerei spia americani senza pilota, di cui ha parlato ieri il sito Internet Usa Drudgereport del giornalista Matt Drudge.
Tutte queste attività, ha detto il portavoce, «dimostrano quello che abbiamo sempre denunciato», cioè che gli Stati Uniti si rendono responsabili di «interferenze» in Iran e che nei confronti della Repubblica islamica perseguono «una politica sbagliata».
Ciò, ha proseguito il portavoce, rappresenta «una violazione dell'accordo di Algeri, in cui Washington si impegnava a non interferire negli affari interni iraniani».
L'accordo di Algeri fu firmato dagli Usa nel 1981 per ottenere la liberazione di 52 suoi diplomatici tenuti in ostaggio da oltre un anno in Iran dopo l'assalto all'ambasciata americana nel novembre del 1979.
Asefi ha aggiunto che l'Iran «ha offerto l'opportunità all'Europa (attraverso i negoziati avviati sul nucleare e altri temi) di provare la sua capacità sulla scena internazionale, facendo capire al loro alleato (gli Usa) che non deve scherzare con il fuoco».
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