ROMA - «La conservazione massiccia dei dati del traffico telefonico, ormai superiore a seicento miliardi di informazioni per le chiamate in uscita (e si conservano anche i dati riguardanti i trecento milioni di sms scambiati ogni giorno), viene considerata senza particolari preoccupazioni, probabilmente perchè non riguarda i contenuti delle conservazioni e dei messaggi». In sostanza, secondo il presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Stefano Rodotà, «l'importanza capitale di questo problema non è adeguatamente percepita».
Mentre invece - ha detto nella relazione annuale che si è svolta al Senato - c'è «un ricorrente dibattito sul numero eccessivo delle intercettazioni telefoniche, pur avendo queste intercettazioni alla loro origine un provvedimento del magistrato».
«La rivoluzione elettronica è una rivoluzione giovane e, come tutti i grandi cambiamenti tecnologici del passato, è entrata nella società con una certa prepotenza, con possibili effetti di inquinamento».
«Da anni si lavora per liberare l'ambiente dalle emissioni nocive - ha aggiunto Rodotà - dai rumori insopportabili, dalle aggressioni alla natura, che sono stati conseguenze pesanti della prima rivoluzione industriale. E' tempo - secondo il presidente - che strategie analoghe vengano intraprese per cancellare le diverse forme di inquinamento dell'ambiente informativo e delle libertà civili. Diventa così evidente che non c'è contraddizione tra tecnologia e privacy ma che, al contrario, vi sono forme benefiche di alleanza da incentivare in ogni modo».
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