FIAT-GM: un'alleanza durata meno di cinque anni
TORINO - L'alleanza industriale «strategica» accompagnata da uno scambio di partecipazioni azionarie, tra Fiat e General Motors, era stata siglata il 13 marzo del 2000.
Un accordo storico, lo avevano definito, allora, i vertici delle due aziende: quella italiana, che a quel tempo aveva un presidente «americano», Paolo Fresco, e quella statunitense, il più grande produttore di auto del mondo, con Richard Wagoner, lo stesso presidente di oggi. Le sinergie che le due società avevano preventivato, avrebbero dovuto portare benefici annuali per 1,2 miliardi di dollari a partire dal terzo anno, arrivando a 2 miliardi annuali, dal quinto anno in avanti. Tappa, quest'ultima, che non è stata invece raggiunta, come, probabilmente neppure i benefici previsti, almeno nella misura ipotizzata.
Il colosso di Detroit aveva sottoscritto una partecipazione del 20 per cento in Fiat Auto, in cambio di azioni della stessa GM, per una quota pari a circa il 5,1% della capitalizzazione della società americana, equivalente ad un valore di 2,4 miliardi di dollari. Poi, in tempi più recenti, la quota di Gm si è «diluita» al 10% non avendo gli americani partecipato all'aumento di capitale fatto da Torino, fino ad arrivare, nelle ultime settimane dello scorso mese di dicembre, all'azzeramento del valore dell'investimento in Fiat Auto.
Al momento dello storico accordo, l'allora presidente Fresco si era detto fiero di quell'intesa che aveva come obiettivo per il Gruppo del Lingotto il conseguimento di posizioni di leadership ed eccellenza in tutte le attività.
Punto «chiave» dell'accordo, soprattutto alla luce degli avvenimenti di oggi, il diritto della Fiat di vendere, a propria discrezione, il rimanente 80% di azioni di Fiat Auto alla GM a «valori equi di mercato» e per la casa americana, il diritto di prelazione in caso di decisione da parte del Lingotto, di vendere. Altro punto rilevante dell'alleanza sottoscritta dalle parti nel 2000, la creazione di joint ventures al 50% «dedicate» negli acquisti e nella produzione di motori e cambi.
Dal marzo 2000 molte cose sono però cambiate: scomparso l'Avvocato Agnelli, che l'alleanza con GM aveva voluto, scomparso Umberto Agnelli, mutati i vertici con cui Richard Wagoner si è dovuto confrontare. Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, più volte ha ribadito la linea del Lingotto: determinazione assoluta a sostenere il valore del put, fino, se necessario, ad arrivare a un suo eventuale esercizio, come può, effettivamente, avvenire da oggi. Nell'ultimo mese del 2004, dopo l'incontro del 14 dicembre scorso, in un primo tempo fissato a Ginevra e poi spostato, all'ultimo, in Germania, tra Wagoner e Marchionne, che ha sancito il non accordo sui temi finanziari ed industriali relativi all'alleanza, è iniziato un confronto serrato a distanza. General Motors ha avviato, il 6 dicembre, la procedura di «mediation», che «composta un dialogo diretto tra i due amministratori delegati ed ha lo scopo di permettere alle parti di risolvere la disputa prima di ricorrere ad altri mezzi, compresi quelli legali».
Nei giorni successivi all'incontro di metà dicembre, i più sembravano prevedere un'intesa, previo incontro tra Marchionne e Wagner, raggiunta con una congrua offerta da parte dell'alleato americano. Per questo era scattato un toto-data relativo all'incontro tra i due amministratori delegati, che ogni volta è stato, però, smentito: subito dopo Capodanno, il 7 gennaio, poi il 14 gennaio. Date, ipotizzate in base a quanto previsto dal capitolo 10.8 del Master Agreement del marzo 2000, che prevede in caso di controversia che una parte chieda all'altra «che la disputa sia sottoposta agli amministratori delegati i quali dovranno incontrarsi di persona entro venti giorni lavorativi dalla notifica in sede neutrale». In caso di fallimento, nei dieci giorni successivi, si ricorre all'arbitrato.
Un conteggio che ha portato, dapprima alla scadenza «ultima» del 24 gennaio, quando il Lingotto avrebbe già potuto far scattare la facoltà di esercitare la put option, poi alla proroga di una settimana, fino, appunto, alla mezzanotte di ieri, primo febbraio. E da oggi la put è, dunque, esercitabile fino al 24 luglio del 2010.
Un accordo storico, lo avevano definito, allora, i vertici delle due aziende: quella italiana, che a quel tempo aveva un presidente «americano», Paolo Fresco, e quella statunitense, il più grande produttore di auto del mondo, con Richard Wagoner, lo stesso presidente di oggi. Le sinergie che le due società avevano preventivato, avrebbero dovuto portare benefici annuali per 1,2 miliardi di dollari a partire dal terzo anno, arrivando a 2 miliardi annuali, dal quinto anno in avanti. Tappa, quest'ultima, che non è stata invece raggiunta, come, probabilmente neppure i benefici previsti, almeno nella misura ipotizzata.
Al momento dello storico accordo, l'allora presidente Fresco si era detto fiero di quell'intesa che aveva come obiettivo per il Gruppo del Lingotto il conseguimento di posizioni di leadership ed eccellenza in tutte le attività.
Punto «chiave» dell'accordo, soprattutto alla luce degli avvenimenti di oggi, il diritto della Fiat di vendere, a propria discrezione, il rimanente 80% di azioni di Fiat Auto alla GM a «valori equi di mercato» e per la casa americana, il diritto di prelazione in caso di decisione da parte del Lingotto, di vendere. Altro punto rilevante dell'alleanza sottoscritta dalle parti nel 2000, la creazione di joint ventures al 50% «dedicate» negli acquisti e nella produzione di motori e cambi.
Dal marzo 2000 molte cose sono però cambiate: scomparso l'Avvocato Agnelli, che l'alleanza con GM aveva voluto, scomparso Umberto Agnelli, mutati i vertici con cui Richard Wagoner si è dovuto confrontare. Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, più volte ha ribadito la linea del Lingotto: determinazione assoluta a sostenere il valore del put, fino, se necessario, ad arrivare a un suo eventuale esercizio, come può, effettivamente, avvenire da oggi. Nell'ultimo mese del 2004, dopo l'incontro del 14 dicembre scorso, in un primo tempo fissato a Ginevra e poi spostato, all'ultimo, in Germania, tra Wagoner e Marchionne, che ha sancito il non accordo sui temi finanziari ed industriali relativi all'alleanza, è iniziato un confronto serrato a distanza. General Motors ha avviato, il 6 dicembre, la procedura di «mediation», che «composta un dialogo diretto tra i due amministratori delegati ed ha lo scopo di permettere alle parti di risolvere la disputa prima di ricorrere ad altri mezzi, compresi quelli legali».
Nei giorni successivi all'incontro di metà dicembre, i più sembravano prevedere un'intesa, previo incontro tra Marchionne e Wagner, raggiunta con una congrua offerta da parte dell'alleato americano. Per questo era scattato un toto-data relativo all'incontro tra i due amministratori delegati, che ogni volta è stato, però, smentito: subito dopo Capodanno, il 7 gennaio, poi il 14 gennaio. Date, ipotizzate in base a quanto previsto dal capitolo 10.8 del Master Agreement del marzo 2000, che prevede in caso di controversia che una parte chieda all'altra «che la disputa sia sottoposta agli amministratori delegati i quali dovranno incontrarsi di persona entro venti giorni lavorativi dalla notifica in sede neutrale». In caso di fallimento, nei dieci giorni successivi, si ricorre all'arbitrato.
Un conteggio che ha portato, dapprima alla scadenza «ultima» del 24 gennaio, quando il Lingotto avrebbe già potuto far scattare la facoltà di esercitare la put option, poi alla proroga di una settimana, fino, appunto, alla mezzanotte di ieri, primo febbraio. E da oggi la put è, dunque, esercitabile fino al 24 luglio del 2010.