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BARI - Indicando ai cattolici l'astensione dal voto al referendum sulla procreazione assistita «non c'è il timore di delegittimare i cattolici italiani o le istituzioni italiane» perchè la via dell'astensione «è una via prevista dal legislatore italiano con la quale lo strumento referendario viene provato dalla partecipazione o meno al voto».
E' più chiaro e parla per la prima volta esplicitamente della «probabile via dell'astensione» dal voto il presidente della Cei, card. Camillo Ruini, nella conferenza stampa che ha concluso a Bari i lavori del Consiglio episcopale permanente. Nell'assise i vescovi si sono occupati del Congresso eucaristico nazionale che si terrà nel capoluogo pugliese dal 21 al 29 maggio prossimo, al quale è annunciata anche (per il 28 e il 29) la partecipazione del Papa.
ASTENSIONE E DELEGITTIMAZIONE - Ruini non teme «assolutamente» che indicando la via dell'astensione si possano delegittimare i cattolici italiani e le istituzioni italiane. «Assolutamente questo timore non c'è in alcun modo - dice - perchè nel caso si scelga quella via (dell'astensione, ndr) è una via prevista dal legislatore italiano con la quale lo strumento referendario viene provato dalla partecipazione o meno al voto. Non c'è alcuna preoccupazione nè alcuna intenzione di delegittimare nè alcun timore che sia delegittimata la presenza dei cattolici italiani». Sul referendum «ho detto - ha voluto precisare - che sceglieremo le vie che appariranno più efficaci per respingere queste proposte referendarie che riteniamo gravemente peggiorative della legge. Questa è stata la mia indicazione. Quella dell'astensione è una probabile via».
DIRITTO E DOVERE DI INTERVENIRE - «La Chiesa non soltanto ha un diritto ma ha un dovere di esprimersi su tematiche come queste» legate al referendum. «La Chiesa come tale, e questo è l'epilogo da sfatare - sottolinea il cardinale -, non si pronuncia soltanto sui principi» ma anche «sul concreto dei provvedimenti che possano avere un'implicazione morale e antropologica. Se ci sono provvedimenti che hanno grande implicazione morale e antropologica sono evidentemente questi».
NESSUN MOTIVO DI SCONTRO - Viene chiesto a Ruini: 'Non teme che la posizione espressa dalla Cei sui referendum possa radicalizzare il confronto e provocare effetti che possano andare oltre l'argomento trattato?'. «Non vedo nessun effetto che debba andare oltre», replica il presidente della Cei: «Questa domanda sugli effetti - afferma - se la potranno porre le forze politiche che hanno proposto il referendum».
TIMORI DI SCONFITTA - «La sconfitta certamente è possibile - dice Ruini - ma non abbiamo il timore di questo. Può accadere questo ma io non voglio fare assolutamente previsioni sull'esito; non sono le previsioni sull'esito quelle che possono determinare il giudizio morale».
APPELLO AI MEDIA - «L'unico auspicio» del cardinale Ruini «è che dai mezzi di comunicazione sia dato spazio adeguato sia a chi è di una posizione sia a chi è dell'altra posizione». «Non tocca a noi porre regole - ha detto - ma eventualmente all'autorità civile». «Noi affronteremo questo dibattito con totale serenità ma anche con grande chiarezza».
NO A MODIFICHE PARLAMENTO - «Soluzioni - ha ribadito Ruini - che facessero decadere il referendum dovrebbero naturalmente accogliere le istanze proposte dai referendum stessi, altrimenti, ovviamente, i referendum non decadono. Siccome queste istanze sono, a nostro giudizio, gravemente peggiorative della legge stessa, ho detto: 'A queste noi ci opponiamò».
MA RUINI VOTERA'? - «Il mio comportamento - ha risposto evasivo il presidente della Cei - sarà ovviamente quello che riterranno di proporre coloro che avranno le responsabilità specifiche in questa circostanza».
PRESERVATIVO - Infine, la questione legata alla posizione della Chiesa sull'uso del preservativo in funzione anti-Aids che per Ruini resta un «problema molto difficile e delicato». «La posizione dei vescovi italiani - ha concluso il presidente della Cei - è sempre stata in piena consonanza con quella della Santa Sede».
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