Microfinanza anche nei paesi industrializzati, per vincere la povertà
Solo in Italia sono 3 milioni le famiglie totalmente escluse da ogni beneficio creditizio, secondo gli ultimi dati pubblicati sul bollettino della Banca d'Italia, in pratica il 14% delle popolazione italiana
La prima «Banca dei poveri» è stata avviata da Muhammad Yunus, bengalese circa 25 anni fa. Per la comunità economica internazionale era una sfida persa in partenza: oggi la Grameen Bank è la prima banca di microcredito al mondo, crea opportunità di finanziamento e crescita per 7 milioni di famiglie in Bangladesh e gestisce in rete 21 istituzioni gemelle sparse in tutto il mondo. Il «banchiere dei poveri» non solo ha vinto la sua scommessa, ma l'ha esportata, tanto che oggi dal microcredito per sostenere i paesi in via di sviluppo, si è passati a parlare della necessità di ampliare il modello anche ai paesi industrializzati, dove le sacche di povertà e di esclusione si stanno ampliando.
Solo in Italia sono 3 milioni le famiglie totalmente escluse da ogni beneficio creditizio, secondo gli ultimi dati pubblicati sul bollettino della Banca d'Italia, in pratica il 14% delle popolazione italiana.
La necessità di un sistema finanziario etico e sostenibile si sta facendo largo: al centro del problema non è più il capitale ma l'idea e con essa l'uomo che la porta avanti, non la speculazione finanziaria, ma la ridistribuzione della ricchezza prodotta in un sistema che opera per un futuro umanamente ed ecologicamente sostenibile.
Solo in Italia i progetti di microcredito nei confronti dei paesi in via di sviluppo muovono un volume di affari che supera i 7 milioni di euro e siamo indietro rispetto all'Europa.
Negli ultimi 5 anni secondo l'Ifad, l'Agenzia dell'Onu per lo sviluppo rurale, la microfinanza è cresciuta in media del 25-30% annuo e secondo stime recenti i ritorni sono superiori alle medie della finanza istituzionale, perché il livello di sofferenza e dei crediti inevasi è molto più basso, tanto che le grandi banche globali hanno incominciato ad interessarsi al modello avviato per primo dalle banche pubbliche e private del Sud del mondo.
I principali investitori italiani in microfinaza mondiale sono il consorzio Etimos (collegato a Banca etica) e la milanese CreSud che partecipa con alcune botteghe del mondo per sostenere il commercio equo-solidale. Poi ci sono le prime esperienza di credito cooperativo alle quali fanno capo società private come la Microfinanza srl. Non ci sono ancora gruppi bancari italiani in prima fila, se non sotto forma di fondazioni collegate.
R. Sche.
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