
ROMA - Un C-130 dell'aeronautica militare con a bordo le salme di tre delle undici vittime italiane finora ufficialmente accertate in Thailandia è atterrato poco dopo le 3 di oggi all'aeroporto di Ciampino, in una gelida e quasi surreale notte di Capodanno senza gioia.
In un silenzio rotto solo dal frusciare delle bandiere dell'Italia e della Unione Europea, alte sui pennoni dello scalo militare, un gruppetto di persone, di familiari delle vittime e di rappresentanti dello Stato, si sono strette sulla pista ad attendere l'aereo in arrivo da Phuket con il suo triste carico: le bare con i corpi di Luigi Tribioli, umbro ma romano d'adozione, Fabrizio Fanesi, ingegnere di Osimo, in provincia di Ancona, e Piermario della Valle, di Varese. La salma di quest'ultimo è stata poi trasportata con lo stesso aereo fino a Milano, dove l'attendevano i suoi cari.
A Ciampino c'era la vedova di Luigi Tribioli, che era con lui sulla spiaggia di Phuket e lo ha visto morire travolto dalla montagna d'acqua che domenica scorsa ha spazzato via ogni cosa, lasciando dietro di se solo morte e distruzione. Sorretta da due parenti, con gli occhiali scuri per coprire le lacrime, ha scambiato solo qualche parola con gli psicologi della protezione civile, presenti all'aeroporto per fornire sostegno e assistenza.
Ad attendere la salma di Fanesi c'erano una sua cugina e due suoi colleghi di lavoro. La sua famiglia e stata distrutta. Suo figlio, di 14 anni, domenica mattina non è sceso in spiaggia e per questo si è salvato, ma ha visto morire il padre e scomparire in mare la madre. Era partito per quella che probabilmente doveva essere la prima vacanza importante della sua giovane vita ed è invece tornato orfano.
In aeroporto c'era il ministro per gli italiani nel mondo Mirko Tremaglia, perché, ha sottolineato, «è giusto che ci sia il governo ad accogliere italiani che erano all'estero e tornano vittima di questa vicenda che non ha eguali nella storia». In occasioni come questa, ha detto, si deve tornare alla «politica vera, come quella che ha espresso anche oggi il Capo dello Stato, si deve tenere sempre presente che siamo italiani. Si deve fare politica con i sentimenti, con il cuore». A voce bassa, Tremaglia ha quindi affermato come «questa tragedia immensa ci commuove. Era assurdo andare a far festa» per il capodanno. Di fronte a questa «immane apocalisse», ha poi aggiunto con un sospiro, «mi sembra giusto che in Italia ci sia una giornata di lutto nazionale».
Ma oltre che nelle parole del ministro, la commozione aleggiava per le sale dell'aeroporto. Tra i carabinieri e i militari in servizio allo scalo, o nella scorta al capo di stato maggiore dell'aeronautica, generale Leonardo Tricarico, pure presente. E soprattutto nei racconti degli avieri di ritorno da Phuket con lo stesso aereo che giorni fa ha portato in Thailandia 50 bare vuote e che è tornato con le prime tre salme di connazionali. Le altre otto, garantiscono peraltro alla protezione civile, arriveranno presto, non appena saranno completate tutte le procedure burocratiche.
«Via radio, gli uomini dell'equipaggio del volo hanno descritto quel che resta dopo il passaggio dei cavalieri dell'apocalisse», ha raccontato un loro collega. «Ma più di ogni cosa - ha aggiunto con un fil di voce - li hanno sconvolti le centinaia di fotografie di persone, di uomini donne e bambini scomparsi appese ai muri dell'aeroporto di quell'isola, che prima del maremoto doveva essere un paradiso e che ora è un cimitero con le fosse a cielo aperto».
Stefano de Paolis
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