POTENZA - «Ho fatto una valutazione imprenditoriale: invece di subire verbali per sei-sette milioni di vecchie lire, ho pensato che pagando una tangente me ne liberavo»: così l' imprenditore potentino Massimiliano Galasso ha giustificato il pagamento di 200 euro a due agenti della Polizia stradale in servizio a Matera, che da stamani sono agli arresti domiciliari con l' accusa di corruzione.
La spiegazione del pagamento della tangente è stata fornita da Galasso al gip presso il Tribunale di Potenza, Alberto Iannuzzi, durante l' interrogatorio di garanzia al quale l' imprenditore è stato sottoposto nel carcere di Potenza, dopo essere stato arrestato, il 22 novembre scorso, nell' ambito dell' inchiesta «Iena due» su presunte collusioni fra mafia, politica e affari. L' ordinanza di custodia cautelare a carico dei due agenti della Polizia stradale - Antonio Cappa e Roberto Rinaldi - è stata firmata dallo stesso Iannuzzi ed eseguita stamani dal Ros dei Carabinieri.
L' episodio si verificò nel giugno scorso. Galasso fu avvertito che su una strada provinciale, nei pressi di Tricarico (Matera), due agenti della Polizia stradale avevano controllato un suo escavatore al lavoro e avevano rilevato alcune infrazioni al Codice della strada. Galasso, giunto sul posto, comincia a discutere con i due agenti, i quali - secondo quanto racconterà al gip - gli fanno «capire materialmente» che doveva pagare. L' imprenditore consegna 200 euro ad uno dei due agenti e i verbali non vengono compilati. Secondo Galasso, su quella strada era «proprio una consuetudine» subire richieste di denaro da parte di agenti della Polizia stradale, richieste fatte a volte anche agli autisti di alcuni autocarri dell' impresa.
Nell' ambito dell' inchiesta «Iena due», coordinata dai pm Vincenzo Montemurro ed Henry John Woodcock, sono indagati altri sei agenti della Polizia stradale, in servizio a Potenza: le accuse nei loro confronti sono, a vario titolo, di falsità ideologica e concussione.
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