ROMA - Sedati con farmaci che probabilmente nessun medico aveva mai prescritto. E anche denutriti. I carabinieri della compagnia di Pomezia non hanno dubbi nell' ipotizzare che a «Villa Elisa» le 20 persone anziane ricoverate avevano anche pochissimo cibo a disposizione. E quel poco che avevano, secondo riscontri dei carabinieri e dei loro colleghi del Nas, era anche avariato. Come la carne trovata in un frigorifero semivuoto, avvolta in un cellophane, che una volta aperto, ha emanato un odore insopportabile. Quello che non mancava, invece erano il latte e le mele. Trentasette i cartoni di latte a lunga conservazione, sequestrati dai carabinieri nella cucina della struttura abusiva, insieme a cibi avariati, sistemati accanto ad escrementi di gatto e pezzi meccanici di auto.
Ma lo spettacolo più raccapricciante i carabinieri lo hanno trovato in una stanzetta, che inizialmente sembrava un deposito, ma che invece era una delle cosiddette «stanze da letto». Una camera piccola, angusta, senza bagno e finestre, dove su due divani, dormivano in sei. Tutti rigorosamente legati e sedati, in modo da non dare fastidio e non lamentarsi.
La struttura, sequestrata dalla magistratura, in via Monotype, hanno raccontato poi alcuni parenti delle persone anziane ricoverate, in realtà non sembrava il «lager» che poi si è poi rivelato. I familiari, infatti, nel loro giorno di visita trovavano questi sempre i loro congiunti lavati e tranquilli, nel bel giardino a loro disposizione. Qualche volta si limitavano ad entrare nel salone di ricevimento. Mai nelle loro stanze. Quello che succedeva negli altri 29 giorni che li separavano dalla visita dei familiari, lo sapevano solo le 18 donne e i due uomini ricoverati a Villa Elisa.
Ma è stato proprio uno di loro, che nonostante non riuscisse più a parlare per quanti sedativi avesse ingerito, ha mostrato i polsi al figlio, facendogli notare ecchimosi che non hanno lasciato spazio a dubbi. L'uomo si è rivolto immediatamente ai carabinieri e gli investigatori, coordinati dal capitano Collins Brait, hanno fatto irruzione, di notte, nella struttura abusiva. Gli anziani ricoverati, con patologie più o meno gravi non erano naturalmente assistiti dal punto di vista sanitario e psicologico. Per questo, per alcuni di loro, è stato necessario il ricovero in ospedali della capitale.
Tra i quattro romeni arrestati, due sono risultati senza permesso di soggiorno e tutti e quattro non risultano essere medici né paramedici. Così come la titolare della struttura arrestata che è una commerciante in pensione.
Le accuse per i cinque, che ora si trovano a Regina Coeli e Rebibbia, sono quelle di sequestro di persona, maltrattamenti ed esercizio abusivo della professione sanitaria.
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