MIAMI - Gli abitanti della Florida stanno votando in questo Election Day consapevoli di avere addosso gli occhi di tutto il mondo, dopo i 36 giorni di conteggi e riconteggi delle presidenziali del 2000.
Ma a metà giornata non sembrano destinati a ripetersi gli incredibili problemi tecnici di quattro anni fa. Le schede a perforazione non esistono più, abolite in tutto lo Stato, e 15 contee su 67 hanno adottato il voto elettronico. Un metodo che non ha mancato di sollevare polemiche, ma che per ora sembra funzionare.
Nella contea di Miami-Dade - assieme a Broward e a Palm Beach teatro dell'odissea elettorale del 2000 - la gente si è recata ordinatamente ai seggi, aperti dalle sette di mattina alle sette di sera. Lunghe code solo in alcuni casi, specie nelle zone periferiche, anche se l'affluenza è destinata ad aumentare nelle prossime ore, quando in molti andranno a votare all' uscita dal luogo di lavoro. Picchi verso l'alto di partecipazione si sono registrati prima delle sette e nella pausa pranzo.
Tutto ciò tenendo conto che quasi un terzo dei 10,3 milioni di elettori della Florida hanno usufruito del voto anticipato a partire dal 18 ottobre. Alcuni esperti prevedono che l'affluenza potrebbe arrivare fino al 75-80%, un record assoluto.
In un seggio allestito in una stazione dei pompieri di Kendall, quartiere ispanico nella parte sud-ovest della città, la gente in fila è tranquilla perchè ha già usato questo sistema per le primarie. Si vota toccando uno schermo e le scelte possibili appaiono in inglese, spagnolo e creolo (destinato alla forte minoranza haitiana).
«Tutto sta andando molto rapidamente - dice Marcela, 36 anni, casalinga di origine colombiana sposata con un americano - non saremo più di 80-100 in fila e tra poco riuscirò ad entrare. Per votare Kerry, naturalmente».
A poca distanza, militanti dei due partiti principali espongono cartelli e gridano slogan, forse tentando di conquistare qualcuno in extremis alla propria causa. A Kendall i giochi sono aperti, nel quartiere convivono cubani - tradizionalmente repubblicani - con colombiani e messicani, che votano in maggioranza democratico. Un elettore cubano-americano che ha scelto Bush, racconta di una signora anziana a cui è stato detto che non poteva votare perchè lo avrebbe già fatto per corrispondenza nei giorni scorsi, ma l'interessata ha negato decisamente e ne è nata una discussione. Non è stato possibile entrare nel seggio per verificare la storia.
In generale la presenza degli avvocati inviati dai comitati di Bush e Kerry appare per il momento abbastanza discreta.
Altro seggio, stavolta a North Miami Beach, una zona abitata in maggioranza da ebrei, bacino elettorale tendenzialmente filo-Kerry. Le macchine sono elettroniche, ma c'erano già nel 2000. Gli elettori appaiono soddisfatti e tranquilli all'uscita dell'edificio. La fila qui però è più lunga.
«Ci ho messo tre ore per votare - conferma Joanna, americana bianca di 27 anni - ma ne valeva la pena. Stavolta la Florida deve andare ai democratici. E senza trucchi».
Josè, peruviano di 45 anni, ha invece scelto il presidente in carica e si sente in netta minoranza da queste parti. Ma dopo aver ammesso quasi sottovoce il suo voto, strizza l'occhio e mostra il segno della vittoria.
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