ROMA - Il mondo della comunicazione «sta diventando sempre più irrimediabilmente politeista: alla successione libro-giornale-radio-tv-telefonino si è sostituita una compresenza di media, in cui nessuno riesce a sbaragliare gli altri». Così Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis, commenta i dati del quarto rapporto sulla comunicazione in Italia, «I media che vorrei».
«In questo quadro - sottolinea De Rita - il meccanismo vincente è la presa di possesso: chi conquista uno spazio vi si gioca tutto. Ma un sistema così frastagliato crea anche problemi: spesso i dati risultano diversi se rilevati da aziende diverse, e non ci aiutano più». Dall'indagine è risultato infatti che è sempre più difficile conciliare le aspettative dei lettori di libri con quelle degli ascoltatori della radio o dei navigatori di Internet o dei telespettatori; analoghe le difficoltà quanto si analizzano i gusti o le preferenze all'interno dello stesso pubblico della tv, dei giornali o della radio.
«Non c'è più l'utenza media», sottolinea il direttore generale dell'istituto, Giuseppe Roma. «La massima percentuale delle risposte oscilla tra il 32 e il 40%, il resto è molto articolato nelle opinioni, nei comportamenti. Il vero problema è dunque aggregare il consenso di questo 60-70%: di qui la forza politica dei media, che ne ha ormai sostituito anche l'impatto sociale».
Altro aspetto che emerge, secondo Roma, è il fatto che «l'Italia è ormai un Paese orale: oltre l'80% dei nostro connazionali usa il telefonino per stare sempre in contatto con gli altri. Ma è anche un Paese che sta perdendo molte delle sue competenze». Prossima tappa, la credibilità dei giornalisti: sarà il tema del quinto rapporto sulla comunicazione, in programma per il 2005.
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