ROMA - Simona Pari, la volontaria di «Un ponte per» sequestrata a Baghdad il 7 settembre scorso e rilasciata oggi, è nata a Bologna il 6 giugno del 1975.
Laureata in Filosofia, giornalista pubblicista, ha collaborato con vari quotidiani e periodici. Per due anni ha lavorato con l'associazione 'Save the children Italia», occupandosi dei programmi internazionali e di traffico di minori. Lo scorso anno è stata in Afghanistan e nei Balcani (Kosovo, Albania e Montenegro), sempre per fare ricerche e monitoraggi. Ha frequentato un master in Cooperazione allo sviluppo all'università La Sapienza di Roma. Il master prevedeva uno stage sul campo. Per questo ha iniziato la collaborazione con «Un ponte per».
Per conto dell'associazione è arrivata in Iraq nella primavera del 2003, subito dopo l'inizio della guerra. Lì, assieme a Simona Torretta, si è occupata di diversi progetti a favore dei bambini -l'ultimo è di inizio agosto, la Summer School per 200 piccoli di Baghdad- ma anche della distribuzione di acqua potabile per le popolazioni di Falluja e Najaf durante gli assedi degli americani.
Donatella e Alfonso, i genitori divorziati di Simona, ricordano che «da due anni era sempre in giro per il mondo per aiutare i bambini». Cresciuta a Rimini, la vita di provincia le è stata sempre stretta. Ha così frequentato l'università a Bologna, studiando all'estero con il progetto Erasmus. Gli amici ed i compagni di lavoro la descrivono come «una persona esuberante, coraggiosa, molto motivata e convinta di quello che stava facendo». Nelle sue e-mail inviate nei giorni precedenti al rapimento, Simona ha descritto una situazione diventata sempre più pericolosa e meno sicura, ma ha espresso la sua intenzione di restare in Iraq per portare avanti i progetti umanitari che aveva iniziato ed aiutare chi ha bisogno, specie i bambini.
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