Il terrorismo in Iraq alza il tiro, intensifica gli attacchi, si perfeziona nel tempismo, si affina nella capacità di scegliere obiettivi "soft", facili, ma di grande impatto emotivo e mediatico. Lo scopo è evidente: far fuggire tutti dal Paese, che resterà abbandonato in un caos crescente.
Due donne, giovani, entusiaste, in Iraq per aiutare i bambini e la popolazione in generale, due operatrici umanitarie, sono state rapite oggi da quattro uomini armati che hanno fatto irruzione nel loro ufficio, al centro di Baghdad. Due italiane, Simona Torretta e Simona Pari, sono state sequestrate alla vigilia dell'arrivo a Roma del presidente iracheno Ghazi al Yawar. Un sequestro ben studiato, che fa pensare ad una strategia della tensione messa a punto nel corso di mesi da terroristi, che hanno intensificato la loro attività dopo l'insediamento del nuovo governo ad interim il 30 giugno.
Un governo, quello dell'ex dissidente e già esule Iyad Allawi, sofferente della matrice «americana» e che fatica a trovar credito e sostegno fra la popolazione. Un governo debole, privo o quasi di sue forze militari, incapace di difendere i suoi cittadini, di controllare una situazione che degenera di giorno in giorno. Un governo esso stesso ostaggio del terrorismo. E così, gli organizzatori di attentati e sequestri, vogliono che resti.
La scorsa settimana, poco prima della partenza di Allawi per Parigi, improvvisamente, all'ultimo minuto, svanisce l'annunciato rilascio di due giornalisti francesi - George Malbrunot e Christian Chesnot - per i quali si è mobilitato il mondo dell'Islam, in Francia come in Iraq e nei Paesi musulmani. E venerdì è atteso in Italia il presidente al Yawar. Il messaggio è semplice: questi uomini non contano nulla, non sono loro a comandare in Iraq.
Gli esperti a Baghdad si rifiutano di riconoscere negli attentati e nei sequestri una matrice locale. Accusano la legione araba della rete terroristica di al Qaida - del miliardario saudita Osama bin Laden - emigrata dall'Afghanistan. Imputano ai Paesi confinanti - Siria, Arabia saudita, Iran - l'incoraggiamento ai terroristi, che si sarebbero alleati con i molti rimasti fedeli al defunto regime di Saddam Hussein. Decine di migliaia di persone che con il crollo del rais hanno perso i propri privilegi, o anche soltanto il lavoro. D'altronde, dicono gli analisti iracheni, a nessuno in Medio oriente conviene un Iraq - con le sue seconde riserve petrolifere del mondo - forte e democratico.
Arabisti occidentali ipotizzano che a compiere questo sequestro possa essere la mafia locale a scopo di lucro, poiché musulmani non rapirebbero mai delle donne. Dopo aver fatto fuggire l'Onu - con un attentato mortale alla sua sede a Baghdad poco più di un anno fa - dopo aver rapito decine di civili giunti in Iraq per ricostruire, inclusi quelli di Paesi «amici» come la Russia che si è sempre opposta alla guerra, il terrorismo oggi si è spinto ancora più avanti. Ha colpito le organizzazioni umanitarie e in queste sceglie due donne. Italiane, come era italiano Enzo Baldoni. Un giornalista, ma anche lui impegnato in attività di aiuto, ucciso nel sud, vicino a Najaf, due settimane fa, da un gruppo fondamentalista islamico che aveva chiesto il ritiro delle truppe italiane di stanza in Iraq.
Barbara Alighiero
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