MILANO - «Sono qui come testimone che il male è reale». Così Theofan, il vescovo di Stavropol e Vladikavkaz, cioè la guida religiosa di Beslan, la sconosciuta città dell'Ossezia tragicamente salita in questi giorni alla ribalta mondiale, ha spiegato la sua partecipazione all'incontro interreligioso che si è aperto stasera a Milano.
Theofan è volato in Italia direttamente dall'Ossezia, dove si era offerto come mediatore con i terroristi che avevano sequestrato l'intera scuola di bambini e genitori arrivati per il primo giorno di lezione. A Beslan il vescovo è giunto mezz'ora dopo la notizia dell'azione. E' rimasto fino alla fine e racconta l'orrore di aver «preso in braccio i bambini crivellati di colpi e aver chiuso loro gli occhi per l'ultima volta». Nel suo intervento in sala, parla della barbarie «di chi mina tutto il perimetro della scuola e della palestra» e già così - spiega - li condanna a morte. Spiega che è «difficile farlo» ma continua a raccontare degli uomini fucilati davanti ai loro figli, dei bambini «cacciati tutti in una sala», costretti a stare ammassati in piedi, a spogliarsi nudi, a bere la loro pipì, «a montare, su un filo teso al centro della palestra fra i due canestri da basket, delle granate come fossero ghirlande».
E' questo il male che è venuto a testimoniare questo vescovo di 60 anni, fisico possente nonostante non sia molto alto, lunga barba bianca, occhiali spessi, tonaca nera, sulla quale pende la croce. «Sono qui - dice all'Ansa - perchè in questi colloqui si abbia presente il male reale, perchè non siano solo discussioni accademiche ma concrete, per contrapporsi al male del terrorismo». E' un errore, secondo il vescovo Theofan, chiamare gli uomini e le donne che hanno compiuto la strage di Beslan combattenti per la libertà «perchè non ci sono altre parole oltre terrorismo».
«Fra i sequestratori dei bambini - aggiunge - c'erano anche persone estranee alla Russia, come si fa a dire che combattevano per la libertà? Hanno fatto esplodere due bombe, uccidendo la maggior parte dei bambini. Molti poi li hanno fucilati alle spalle. Io stesso li ho portati in braccio e ho chiuso i loro occhi. C'è da domandarsi per cosa si lotta in questa maniera».
«Questo terrorismo è degno di disprezzo - prosegue il vescovo, visibilmente scosso - quindi la società civile non deve neanche rivolgersi ai terroristi per fargli capire che non c'è posto per loro».
«Mi hanno colpito le parole del primo ministro olandese (presidente di turno dell'Unione europea, ndr) - osserva Theofan - che ha detto che bisogna confrontarsi con la Russia su cosa è accaduto. Nessuno ha chiesto spiegazioni agli Stati Uniti dopo le Torri Gemelle, o alla Spagna. Non è possibile che ricercati dall'Interpol ricevano asilo politico da qualche stato, anche in Europa e negli Stati Uniti. Non ci possono essere due pesi e due misure. Il terrorismo è una pratica vergognosa, sempre».
«Mi rivolgo a tutti voi - ha detto il vescovo in sala - come politici, e come uomini di buona volontà perchè non c'è altra scelta che unirsi per non far passare il terrorismo. Questo viene prima di qualsiasi differenza politica».
Il vescovo ha chiesto «sostegno morale» per sè e per la sua comunità. Ai suoi parrocchiani, lui si è rivolto subito. «Ho scritto loro una lettera - racconta - in cui ho chiesto perdono. Forse abbiamo pregato poco, però non ci deve essere disperazione, perchè questo vogliono i terroristi».
Bianca Maria Manfredi
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