ROMA - «Supera il quintale, è alto 1 metro e 86 e le sue cinture vanno dal 110 in su: Enzo Baldoni è certamente uno dei creativi più grossi d'Italia (forse d'Europa)». Ha un incipit ironico il breve ritratto del collaboratore di Diario, del quale questa sera l' emittente araba Al Jazira ha annunciato l' uccisione, sul sito della sua agenzia pubblicitaria, «Le Balene colpiscono ancora».
Nato a Città di Castello (Perugia) nel 1948, sposato e padre di due figli di 21 e 24 anni (la famiglia vive in Sicilia), Baldoni lavorava da tempo a Milano. All'attività di pubblicitario era arrivato però dopo aver fatto - è scritto in un sito - «il muratore in Belgio, lo scaricatore alle Halles, il fotografo di nera a Sesto San Giovanni, il professore di ginnastica, l'interprete e il tecnico di laboratorio chimico». Era stato poi un incontro con Emanuele Pirella a fargli capire che «fare il copy è meglio che lavorare». Tra le sue campagne televisive più note, quella del rasoio per uomini sensibili, in grado anche di «fare la barba» a un palloncino senza farlo scoppiare.
Traduttore di fumetti, appassionato di Zen, amante delle vacanze ad alto rischio, Baldoni era diventato anche freelance per vocazione, pronto a raccontare su Linus, Specchio della Stampa, Venerdì di Repubblica le sue esperienze in giro per il mondo. Aveva iniziato nel 1996 in Chiapas, Messico, dove aveva incontrato il subcomandante Marcos, poi era stato in Birmania, Timor Est, Colombia. «Qualcuno pensa che io sia un mezzo Rambo che ama provare emozioni forti, vedere la gente morire e respirare l' odore della guerra come Benjamin Willard l' odore del napalm la mattina in "Apocalypse now" - aveva detto una volta -, invece sono lontano mille miglia da questa mentalità, molto semplicemente sono curioso. Voglio capire cosa spinge persone normalissime a imbracciare un mitra per difendersi».
In Iraq Baldoni era arrivato per la prima volta quest'anno, un paio di settimane fa, con un accredito di Diario. «Non ho una particolare paura della morte», aveva detto qualche tempo fa in un'intervista apparsa su comunicazione.it. «L'ho conosciuta abbastanza bene. Alla mia sono andato vicino un paio di volte. Poi mi sono morte diverse persone tra le braccia. Ormai è una vecchia compagna di viaggio».
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