BEIRUT - Le forze americane e irachene si sono dette pronte a lanciare «l'offensiva finale» contro i miliziani del leader sciita ribelle Moqtada Sadr a Najaf, ma nella stessa città, oltre agli insorti anche la stampa internazionale è sotto assedio.
Domenica scorsa, la polizia locale ha invitato tutti i giornalisti a lasciare la città, pena l'arresto. Alcune ore dopo a Baghdad il capo della polizia Ghalib al Jazairi ha fatto una parziale marcia indietro. In una conferenza stampa ha detto che i giornalisti a Najaf non sono minacciati, anche se l'ordine di lasciare la città «è tecnicamente ancora valido. Ho detto al ministero dell'interno - ha affermato al Jazairi - che non è una buona cosa avere una città senza media».
Tuttavia, ha aggiunto, i giornalisti «interferiscono» con gli avvenimenti, perché con i loro reportage «incoraggiano i miliziani a combattere, dando di quei criminali la falsa immagine di eroi». Al Jazairi ha detto che comunque i giornalisti non sono sottoposti «ad alcuna minaccia», ma l'inviato dell'emittente Tv satellitare al Arabiya, Ahmad al Salih, è stato arrestato mentre in diretta stava riferendo della situazione in città. La polizia irachena lo ha rilasciato ieri sera e oggi il suo direttore Abd al Sattar ha affermato di non sapere ancora per quale motivo egli sia stato arrestato. Ma in ogni caso, ha aggiunto, al Salih continuerà a coprire gli avvenimenti nella città santa. Secondo quanto hanno raccontato all'emittente Tv al Jazira dei testimoni, agenti della sicurezza iracheni sono entrati nell'albergo dove abitano diversi giornalisti e hanno minacciato esplicitamente tutti gli inviati. «Vi uccideremo, se lascerete l'albergo. Metterò quattro cecchini sul tetto e spareranno contro chiunque esca da qui», avrebbe detto un tenente di polizia mentre altri agenti sparavano in aria per essere ancora più convincenti.
Sulla questione è intervenuta anche l'organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch, secondo cui l'espulsione dei giornalisti crea serie preoccupazioni tra i civili, che senza il «controllo della stampa internazionale» si sentono ancora più indifesi. Anche l'associazione internazionale Reporters senza frontiere ha espresso preoccupazione e ha chiesto al governo iracheno di riconsiderare la sua posizione.
In quest'atmosfera, ieri un fotografo dell'agenzia internazionale Reuters, Ali Abu al Chich, di 25 anni, è rimasto ferito mentre riprendeva i carri armati americani sulla piazza della Rivoluzione nel centro di Najaf. Dei miliziani hanno aperto il fuoco colpendolo alle gambe, ma l'incidente non sembra aver alcuna relazione con gli ammonimenti delle autorità irachene. Rientra con ogni probabilità nei «normali» rischi del mestiere.
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