«Un rogo alla Fiera»: l'allarme alle 10:45
di CARLO STRAGAPEDE
BARI. L’allarme scatta alle 10,45. A quell’ora incominciano i guai per l’enorme padiglione di 18mila metri quadrati coperti, gioiello della Fiera del Levante voluto dal presidente della Campionaria, Cosimo Lacirignola, la cui costruzione è finanziata con i fondi del Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica (costo complessivo: 23 milioni di euro). Il focolaio parte dal vertice sud-occidentale del tetto del grande capannone di forma quadrata, quasi completato dopo circa un anno di lavori. Prende fuoco lo strato isolante di gomma sintetica e polistirolo, spesso una decina di centimetri, che ricopre il tetto di lamiera allo scopo di proteggere la struttura dalle intemperie, dal troppo caldo o dal troppo freddo.
Le fiamme che attaccano quello speciale materiale sprigionano un’enorme, tentacolare nube nera che vola verso il mare: è merito del vento di Ponente se non ha investito la città, seminando presumibilmente il panico. Se il maestrale, il vento di Nord-Est che ha incominciato a soffiare su Bari alle 17 di ieri, avesse anticipato di soltanto quattro ore, tutto il capoluogo sarebbe stato invaso dal fumo nero, denso e acre. La struttura della protezione civile ha ugualmente svolto analisi dell’aria, confermando nel tardo pomeriggio che non vi è alcun pericolo di salute per la popolazione.
Ritorniamo al capannone. La guaina è concepita in «materiali a lenta combustione», spiegano all’Ufficio tecnico della Fiera. Eppure per i Vigili del fuoco incomincia una giornata terribile, difficile da dimenticare. Nessuno prospetta ipotesi sulle cause dell’immenso rogo ma negli occhi lividi del presidente della Fiera Cosimo Lacirignola, del direttore generale Riccardo Rolli, dei funzionari dell’Ufficio tecnico della Campionaria e dei responsabili del cantiere si intravede chiaro il dubbio che quel disastro possa essere stato causato dalla mano volontaria dell’uomo. I Vigili salgono sul tetto del megapadiglione con un’autoscala alta 30 metri. Il loro intervento si prospetta obiettivamente difficile, soprattutto nelle fasi iniziali. L’autopompa «ordinaria» non riesce ad avere ragione delle fiamme che, anzi, si ingigantiscono, alimentate dal vento fortissimo. È necessario l’intervento dei mezzi aeroportuali dei Vigili del fuoco dottati di una particolare schiuma.
Passano alcuni minuti e in fondo al viale principale della Fiera, nella cortina di fumo, si fa largo un’autopompa più grossa, i cui fari lampeggianti sembrano rassicurare tutti, all’insegna dell’«ar rivano i nostri». Il getto d’acqua più poderoso si rivela efficace. Intanto l’incendio si è propagato a tutto il tetto del padiglione. Occorre un’altra ora per domare definitivamente le fiamme. Il cielo diventa di nuovo chiaro, ma adesso la Fiera del Levante incomincia a leccarsi la ferita profonda e sanguinante. Fortunatamente non c’è nessun ferito: il cantiere era fermo per la pausa domenicale. Sull’incendio nel megapadiglione caro al presidente della Fiera Lacirignola - sono già in molti a sussurrare la parola «attentato», qui, sul grande viale - indagano gli agenti della Squadra mobile della Questura di Bari, diretti dal vicequestore Fausto Lamparelli, intervenuto sul posto con il suo «vice» Massimo Modeo. Poliziotti esperti di criminalità comune e organizzata.
Ma allora come decifrare il rebus materializzatosi improvvisamente, cupo e gigantesco, nel cielo di Bari, una fredda domenica mattina di maggio? «Nel cantiere - spiega il direttore generale della Fiera, Riccardo Rolli, arrivato subito davanti al capannone, insieme con il vicepresidente Antonio Ciuffrida - regnava la massima armonia. In quasi un anno di attività, i circa 50 operai delle due “coop” altamurane hanno sempre lavorato con serenità, senza alcuna tensione apparente. Da qualche tempo, facevano gli straordinari, lavorando anche il sabato, fino a mezzogiorno. Il cantiere - spiega ancora Rolli - era in anticipo sulla tabella di marcia, e mi dispiace parlare al passato. Sulla carta, avrebbe dovuto essere consegnato all’ente Fiera il 21 ottobre. Di fatto, contavamo di inaugurarlo alla prossima Fiera di settembre, anche se per quel momento non avrebbe potuto essere operativo dal punto di vista delle esposizioni commerciali».
Proviamo ad azzardare: l’autore o gli autori dell’incendio conoscevano bene il cantiere, evidentemente? Risponde Lacirignola: «Ora non mi sento di ipotizzare nulla. Ho la massima fiducia nell’operato della magistratura e della Polizia», taglia corto. A proposito: il prefetto Carlo Schilardi, il questore Giorgio Manari, il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Antonio Bacile, e il comandante del reparto operativo dell’Arma, tenente colonnello Giuliano Polito, non si sono mossi dal viale della Fiera fino a quando l’ultima lingua di fuoco non è stata domata.
BARI. L’allarme scatta alle 10,45. A quell’ora incominciano i guai per l’enorme padiglione di 18mila metri quadrati coperti, gioiello della Fiera del Levante voluto dal presidente della Campionaria, Cosimo Lacirignola, la cui costruzione è finanziata con i fondi del Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica (costo complessivo: 23 milioni di euro). Il focolaio parte dal vertice sud-occidentale del tetto del grande capannone di forma quadrata, quasi completato dopo circa un anno di lavori. Prende fuoco lo strato isolante di gomma sintetica e polistirolo, spesso una decina di centimetri, che ricopre il tetto di lamiera allo scopo di proteggere la struttura dalle intemperie, dal troppo caldo o dal troppo freddo.
Le fiamme che attaccano quello speciale materiale sprigionano un’enorme, tentacolare nube nera che vola verso il mare: è merito del vento di Ponente se non ha investito la città, seminando presumibilmente il panico. Se il maestrale, il vento di Nord-Est che ha incominciato a soffiare su Bari alle 17 di ieri, avesse anticipato di soltanto quattro ore, tutto il capoluogo sarebbe stato invaso dal fumo nero, denso e acre. La struttura della protezione civile ha ugualmente svolto analisi dell’aria, confermando nel tardo pomeriggio che non vi è alcun pericolo di salute per la popolazione.
Ritorniamo al capannone. La guaina è concepita in «materiali a lenta combustione», spiegano all’Ufficio tecnico della Fiera. Eppure per i Vigili del fuoco incomincia una giornata terribile, difficile da dimenticare. Nessuno prospetta ipotesi sulle cause dell’immenso rogo ma negli occhi lividi del presidente della Fiera Cosimo Lacirignola, del direttore generale Riccardo Rolli, dei funzionari dell’Ufficio tecnico della Campionaria e dei responsabili del cantiere si intravede chiaro il dubbio che quel disastro possa essere stato causato dalla mano volontaria dell’uomo. I Vigili salgono sul tetto del megapadiglione con un’autoscala alta 30 metri. Il loro intervento si prospetta obiettivamente difficile, soprattutto nelle fasi iniziali. L’autopompa «ordinaria» non riesce ad avere ragione delle fiamme che, anzi, si ingigantiscono, alimentate dal vento fortissimo. È necessario l’intervento dei mezzi aeroportuali dei Vigili del fuoco dottati di una particolare schiuma.
Passano alcuni minuti e in fondo al viale principale della Fiera, nella cortina di fumo, si fa largo un’autopompa più grossa, i cui fari lampeggianti sembrano rassicurare tutti, all’insegna dell’«ar rivano i nostri». Il getto d’acqua più poderoso si rivela efficace. Intanto l’incendio si è propagato a tutto il tetto del padiglione. Occorre un’altra ora per domare definitivamente le fiamme. Il cielo diventa di nuovo chiaro, ma adesso la Fiera del Levante incomincia a leccarsi la ferita profonda e sanguinante. Fortunatamente non c’è nessun ferito: il cantiere era fermo per la pausa domenicale. Sull’incendio nel megapadiglione caro al presidente della Fiera Lacirignola - sono già in molti a sussurrare la parola «attentato», qui, sul grande viale - indagano gli agenti della Squadra mobile della Questura di Bari, diretti dal vicequestore Fausto Lamparelli, intervenuto sul posto con il suo «vice» Massimo Modeo. Poliziotti esperti di criminalità comune e organizzata.
Ma allora come decifrare il rebus materializzatosi improvvisamente, cupo e gigantesco, nel cielo di Bari, una fredda domenica mattina di maggio? «Nel cantiere - spiega il direttore generale della Fiera, Riccardo Rolli, arrivato subito davanti al capannone, insieme con il vicepresidente Antonio Ciuffrida - regnava la massima armonia. In quasi un anno di attività, i circa 50 operai delle due “coop” altamurane hanno sempre lavorato con serenità, senza alcuna tensione apparente. Da qualche tempo, facevano gli straordinari, lavorando anche il sabato, fino a mezzogiorno. Il cantiere - spiega ancora Rolli - era in anticipo sulla tabella di marcia, e mi dispiace parlare al passato. Sulla carta, avrebbe dovuto essere consegnato all’ente Fiera il 21 ottobre. Di fatto, contavamo di inaugurarlo alla prossima Fiera di settembre, anche se per quel momento non avrebbe potuto essere operativo dal punto di vista delle esposizioni commerciali».
Proviamo ad azzardare: l’autore o gli autori dell’incendio conoscevano bene il cantiere, evidentemente? Risponde Lacirignola: «Ora non mi sento di ipotizzare nulla. Ho la massima fiducia nell’operato della magistratura e della Polizia», taglia corto. A proposito: il prefetto Carlo Schilardi, il questore Giorgio Manari, il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Antonio Bacile, e il comandante del reparto operativo dell’Arma, tenente colonnello Giuliano Polito, non si sono mossi dal viale della Fiera fino a quando l’ultima lingua di fuoco non è stata domata.