BAGHDAD - La produzione di petrolio in Iraq meridionale è diminuita a causa di un sabotaggio, ma non è cessata del tutto. Lo ha detto oggi un funzionario petrolifero iracheno, correggendo quanto dichiarato ieri da suoi colleghi.
Il funzionario ha detto che un sabotaggio a uno dei due oleodotti che portano il greggio dai giacimenti del Sud a due terminali offshore nel Golfo ha fatto ridurre l'esportazione di petrolio da 1,9 a 1,1 milioni di barili al giorno.
Ieri altre fonti petrolifere avevano detto che il pompaggio del petrolio nei giacimenti meridionali era stato fermato in seguito a minacce ricevute dalla milizia del leader estremista sciita Moqtada Sadr.
Un collaboratore di Sadr oggi ha smentito che tali minacce siano state fatte.
La ribellione armata dei seguaci di Sadr, inquadrati nella milizia Esercito del Mahdi, contro le forze della coalizione guidata dagli Usa negli ultimi giorni si è propagata anche alle città meridionali del Paese.
La Compagnia del petrolio meridionale, statale, oggi per il secondo giorno consecutivo ha chiesto ai dipendenti che lavorano nella sede centrale di Bassora di non recarsi al lavoro. Ma alcune fonti della Compagnia hanno detto che negli impianti c'è abbastanza personale per garantire il flusso delle esportazioni.
I due terminali offshore a Sud di Bassora garantiscono la totalità delle esportazioni di greggio irachene. L'oleodotto del Nord, che porta il petrolio dai giacimenti di Kirkuk a un terminale mediterraneo in Turchia è quasi sempre fermo a causa dei continui sabotaggi.
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