ROMA - La produzione italiana cresce del 2,7% a giugno rispetto all'anno scorso, ma il dato, depurato dalla componente calendario, mostra un -0,1%. E un dato è particolarmente negativo: quello della produzione di auto che nel mese è calato dell'11,2%.
I sindacati lanciano così l'allarme mentre la Confindustria parla di timidi segnali di ripresa che comunque vanno "agganciati" per consentire un maggior sviluppo del nostro Paese in linea con quanto avviene già altrove. E L'Isae intanto annuncia che il prossimo mese si dovrebbe registrare un "rimbalzo" dell'1,8% che dovrebbe però trasformarsi in un -1,5% in agosto e in un +0,3% a settembre.
I dati diffusi oggi dall'Istat sono - secondo la presidente dei giovani industriali di Confindustria, Annamaria Artoni, «timidi segnali positivi, ma non bastano». Ora «servono risposte rapide per cogliere questi segnali che arrivano». I dati infatti «evidenziano anche quanto sia in difficoltà l'Italia nonostante i segnali di ripresa». Insomma bisogna «cogliere questo vento positivo internazionale dando segnali di fiducia alle imprese e ai cittadini del nostro paese per accelerare» il processo di ripresa in Italia.
Per i sindacati, Marigia Maulucci della Cgil spara a zero: «I dati sulla produzione industriale vanno di male in peggio. E non è che è l'inizio». «I timidi segnali di ripresa registrati nei mesi precedenti - sostiene infatti Maulucci - sono annullati da quelli odierni che registrano un aumento congiunturale praticamente inesistente e un finto aumento nell'anno. Finto perchè neutralizzato dal giorno lavorativo in più e soprattutto dal dato fortemente negativo dell'anno scorso». Con l'aumento del prezzo del petrolio, rileva ancora la sindacalista, «rischiamo di ripiombare nella recessione produttiva» e, per questo, «sarebbe il momento di intervenire con politiche pubbliche che contrastino il ciclo negativo». Ma questo governo - conclude Maulucci - «non ne ha nè la volontà, nè la capacità, nè le risorse». Secondo Adriano Musi la produzione «stenta», poichè è «legata ai consumi interni». «Il nostro mercato - sostiene Musi - non ha competitività esterna. Sembra dare segnali di ripresa ma poi ha un andamento piatto. Credo sia necessario rafforzare le potenzialità di ripresa, la competitività delle aziende e dell'intero sistema produttivo». Per Raffaele Bonanni (Uil) si tratta invece di un dato «stazionario, che rispecchia un dato precedente negativo» e che costituisce un «elemento molto preoccupante». Secondo Bonanni l'indice di giugno «mostra chiaramente che la produzione industriale non cresce, non risale» e, sommato a tutti gli altri dati negativi di questi mesi, rappresenta un «elemento molto preoccupante».
Infine, secondo la Confcommercio, il dato odierno «riflette una situazione di difficoltà per le imprese nazionali ad agganciare la ripresa, considerando che il dato destagionalizzato presenta una flessione congiunturale dello 0,7% ed una variazione nulla in termini tendenziali, cioè rispetto al primo semestre 2003».
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