La muraglia cinese nel pingpong è ancora ostacolo invalicabile. Ma se tra le donne la Cina è sempre di un altro pianeta «qualche speranzella, ma lo dico incrociando le dita, tra gli uomini possiamo nutrirla», dice il presidente della Federazione italiana Stefano Bosi, sette volte campione italiano ma mai entrato nella classifica mondiale, che ai suoi tempi contava 30 atleti. «All'ultimo minuto inserirono un americano che battevo sempre», commenta con un lieve disappunto Bosi, che è presidente anche della federazione europea. «Avere cinque qualificati - spiega il presidente - è un grandissimo risultato. Scherzando con il presidente e il segretario generale del Coni, ho detto che se sei quinto nello slittino, sei comunque quintultimo. Come squadra maschile, siamo ottavi nel campionato del mondo: significa esserci messi dietro un centinaio di nazioni. Siamo comunque nell'elite mondiale. Solo Italia, Cina, Giappone, Corea, Taiwan e Germania sono nella serie A con maschi e femmine. La stessa Svezia e la Francia, comunque battuta ai mondiali, in grado di puntare a medaglia, non riescono a stare al vertice in entrambi i settori».
La spedizione più folta di sempre del tennis tavolo, che comunque nel ranking mondiale viaggia, tra uomini e donne, attorno alla 20ª posizione, vede Tan Monfardini e Nikoleta Stefanova nel singolo e nel doppio donne, Laura Negrini nel singolo, Ming Yang nel singolo e nel doppio uomini, Massimiliano Mondello nel doppio. «E' un gran doppio. Mondello è un cavallo pazzo, può fare di tutto».
Per il pingpong italiano, entrato alle olimpiadi nell'88 con una wild card (Costantini) ma mai capace di ottenere un risultato in finale, sarà durissima farsi notare, ma stavolta ci si può provare. «Come individualità - spiega Bosi - è difficile. Ma nel 2008, a Pechino, su idea interessata della Cina, il doppio forse sarà sostituito dal torneo a squadre. Ecco che si apre una possibilità». Se poi la sorte sarà amica, qualche sogno di gloria potrà essere cullato anche sotto il Partenone.
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