PORDENONE - Travestiti da infermieri e medici tirocinanti, per 15 giorni, nelle corsie di un ospedale, in Lombardia, per scoprire «in diretta» il commercio di neonati fra Bulgaria e Italia: è quello che hanno fatto alcuni investigatori della Squadra Mobile della Questura di Pordenone per verificare, prima, e acquisire, poi, elementi di certezza nelle indagini che hanno portato all'arresto di sei persone per associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e falsità ideologica connessa all'alterazione di stato civile.
I poliziotti travestiti da medici e infermieri - si è saputo - hanno finanche assistito al parto di uno dei neonati comperati e venduti e, subito dopo le dimissioni, hanno arrestato la mamma e l'uomo che si era dichiarato falsamente padre del piccolo.
La decisione di far entrare i poliziotti travestiti da medici nel reparto di ostetricia e ginecologia di un ospedale della provincia di Milano dove avvenivano i parti dei neonati - si è saputo a Pordenone - è stata presa dalla Questura della città friulana e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, che ha coordinato l'inchiesta, per fare chiarezza su tutte le fasi del commercio di bambini.
In precedenza, i poliziotti avevano seguito, fotografato e filmato le persone sospettate, acquisendo, già in queste fasi, numerosi elementi ritenuti di colpevolezza a carico delle persone poi arrestate.
Alle indagini e alle operazioni che hanno portato agli arresti, eseguiti in momenti diversi, con la Squadra Mobile della Questura di Pordenone hanno collaborato i Nuclei di Prevenzione Crimine del Veneto e della Lombardia, le Squadre Mobili delle Questure di Milano e Vicenza. Nelle indagini sono state coinvolte la Procura della Repubblica di Milano e le Procure della Repubblica per i Minorenni di Trieste e Milano.
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