GAZA - Mussa Arafat, il cugino del presidente palestinese la cui nomina ieri a capo dei servizi di sicurezza dell'Anp ha suscitato proteste e violenze, in particolare nella Striscia di Gaza, ha dichiarato oggi che non intende dimettersi.
«Non darò le dimissioni: il solo che può dimettermi è chi mi ha nominato» ha detto ai giornalisti, alludendo al cugino Yasser Arafat, capo dell'amministrazione palestinese. Tremila persone hanno manifestato ieri sera per le strade di Gaza City per protestare contro la nomina di Mussa Arafat. Nella notte un gruppo di uomini armati ha incendiato, dopo averlo assaltato e occupato, un comando dei servizi segreti militari - di cui Mussa Arafat è il capo - a Khan Younis, nel sud della Striscia.
L'assalto è stato rivendicato dalle Brigate Al Aqsa, un gruppo armato vicino al movimento Al Fatah di Yasser Arafat. Le Brigate hanno definito in un comunicato Mussa Arafat «simbolo della corruzione» nell'amministrazone palestinese. «Questo è un messaggio chiaro a Mussa Arafat il corrotto: non accettiamo la sua nomina, deve dimettersi» hanno affermato.
In polemica con le decisioni prese da Arafat si è dimesso dall'incarico questa mattina il capo della polizia navale palestiense Jomaa Ghali, che avrebbe dovuto passare sotto l'autorità del nuovo capo della sicurezza generale, Mussa Arafat. «La situazione attuale ci conduce verso la sedizione: in queste condizioni non posso continuare a assumere le mie funzioni» ha scritto Ghali nella lettera di dimissioni inviata a Yasser Arafat.
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