RAMALLAH - Sono tutti fedelissimi del presidente palestinese Yasser Arafat i capi dei tre servizi di sicurezza palestinese nei quali oggi l'anziano rais ha fuso la pletora dei precedenti 12 dipartimenti incaricati in teoria di garantire la sicurezza nei Territori.
La nomina di maggiore rilievo è quella del cugino del presidente palestinese, Mussa Arafat. In base al decreto pubblicato oggi dalla presidenza palestinese, manterrà alle proprie dipendenze dirette i servizi segreti militari e diventerà inoltre il capo della sicurezza generale palestinese.
Mussa, esponente di spicco del 'clan' Arafat, è uno dei dirigenti palestinesi più discussi.
Il secondo servizio unificato, quello della polizia, sarà guidato dal generale Saeb Al-Ajez, un altro fedelissimo del rais. Al-Ajez sostituisce Ghazi Jalabi, capo uscente della polizia palestinese a Gaza e in Cisgiordania, rapito e sequestrato per 4 ore ieri a Gaza City da un gruppo armato che ne ha chiesto le dimissioni a Arafat, accusandolo di corruzione.
Il terzo ramo dei nuovi servizi di sicurezza palestinesi, quello dell'intelligence civile, rimane guidato dal generale Amin al-Hindi.
La comunità internazionale chiede da tempo ad Arafat una riforma dei servizi di sicurezza da lui controllati personalmente attraverso una concentrazione in tre servizi, da porre sotto l'autorità di un ministro degli interni forte nel governo del premier Abu Ala. Questo per consentire al governo di riprendere il controllo della sicurezza nei territori e porre fine allo stato attuale di anarchia ed alla violenza dei gruppi armati, che finora Arafat non ha voluto contrastare.
La prima domanda sembra essere stata accolta, la seconda, il passaggio dei poteri sui serrvizi al governo di Abu Ala, non ancora. «La passività e l'inazione» del presidente palestinese sono state criticate nei giorni scorsi dall'inviato Onu in Medio Oriente, il norvegese Terje Roed-Larsen, che ha parlato della situazione di «caos» crescente nei territori, dove «l'autorità legale sta rapidamente cedendo il passo al potere montante delle armi, dei soldi, della intimidazione».
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