BAGHDAD - Il Tribunale speciale iracheno (Tsi) - davanti al quale è comparso oggi l'ex dittatore di Baghdad Saddam Hussein, e compariranno altri undici ex gerarchi del passato regime per la formalizzazione delle accuse nei loro confronti - è stato istituito dall'allora Consiglio di governo transitorio iracheno il 10 dicembre 2003 con l'approvazione dall'ex amministratore americano Paul Bremer. Tre giorni dopo l'ex rais fu catturato.
Il Tsi deve giudicare i crimini commessi tra il 17 luglio 1968 - data del colpo di stato che condusse al potere il partito Baath - e il primo maggio 2003, fine ufficiale della guerra contro l'Iraq e crollo del regime. Ha giurisdizione anche per i crimini commessi durante la guerra contro l'Iran (1980-88) e l' invasione del Kuwait (1990-91).
Il tribunale - la cui formazione è stata molto laboriosa per le continue minacce mosse ai suoi componenti, i quali vivono tuttora sotto protezione - giudicherà in base alla legge irachena ma anche in base al diritto internazionale. Potrà avvalersi di consulenti internazionali. Il governo potrà scegliere giudici anche stranieri. Il Tsi comprende un tribunale di prima istanza composto da cinque giudici permanenti nominati per cinque anni, una corte di appello di nove magistrati e 20 giudici istruttori il cui incarico dura tre anni.
Esso ha giurisdizione su genocidi, crimini contro l'umanità, crimini di guerra, violazioni delle leggi irachene come la prevaricazione e l'uso di una posizione dominante per condurre una politica «che possa condurre alla guerra o all'impiego dell'esercito iracheno contro un altro paese arabo».
Il giudice istruttore raccoglie le prove: può farlo interrogando la persona sospettata, le vittime, i testimoni. Il sospettato può avere assistenza legale, e i suoi avvocati possono anche essere stranieri a condizione che il capo del collegio di difesa sia iracheno.
Se il capo degli istruttori ritiene sufficienti le prove raccolte può porre il sospettato formalmente sotto inchiesta. Su richiesta del Tsi, può emettere mandato di arresto, di carcerazione e prendere «tutte le misure per portare il processo a buon fine».
L'accusato deve essere informato delle accuse a suo carico.
Nel corso del processo, il tribunale deve leggere l'atto di accusa, assicurarsi che i diritti dell'imputato siano rispettati e che quest'ultimo abbia capito bene le accuse che gli sono mosse prima di chiedergli se si ritiene colpevole o innocente.
La Corte giudica a maggioranza. L'imputato ha diritto a ricorrere in appello. Se questa seconda istanza giudica il ricorso ricevibile, deve tenersi un secondo processo.
Lascia il tuo commento
Condividi le tue opinioni su