ROMA - Sarebbero in tutto sei i video girati dai sequestratori nei 58 giorni di prigionia di Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana, e nell' ultimo, girato quattro giorni prima della liberazione, Stefio parlerebbe in inglese.
E' quanto è stato reso noto nel corso della registrazione del «Maurizio Costanzo Show» in onda stasera. Nel servizio, che aveva tra i suoi ospiti il commissario straordinario della Croce Rossa, Maurizio Scelli, si parla anche di un fantomatico nordafricano che avrebbe preso in consegna Fabrizio Quattrocchi e lo avrebbe allontanato dagli altri tre ostaggi, Stefio, Cupertino e Agliana e lo avrebbe poi ucciso.
Il video dove Stefio legge il proclama in inglese sarebbe stato consegnato al «rappresentante italiano a Baghdad» quattro giorni prima del blitz che ha portato alla liberazione dei tre ostaggi italiani, quindi presumibilmente il 4 giugno scorso.
Nel corso della trasmissione, durante la quale sono state anche mostrate immagini di Fabrizio Quattrocchi mentre effettua un'azione di pattugliamento e di posto di blocco in Iraq, si è affermato che l'ostaggio italiano, il giorno della sua uccisione, era stato portato via da un «nordafricano». Inoltre, gli ostaggi italiani e quello polacco, al momento della liberazione, erano tenuti prigionieri in una scuola, nel cui cortile - sempre secondo quanto si è appreso nel corso del Maurizio Costanzo Show - era probabilmente piazzato un trasmettitore che avrebbe segnalato agli americani la posizione degli ostaggi.
Dei video con gli ostaggi ha parlato anche il commissario straordinario della Croce Rossa, Scelli, che a margine della trasmissione ha confessato che ogni volta che venivano mostrate nuove immagini degli italiani si inquietava: «i video arrivavano sempre quando avevamo la sensazione che stesse per succedere qualcosa, che la situazione stesse evolvendo positivamente» ha detto.
Nel corso della trasmissione Scelli ha ripercorso le tappe del coinvolgimento della Croce Rossa Italiana nelle trattative per la liberazione degli ostaggi italiani, e ha ribadito la sua certezza che non sia stato pagato alcun riscatto per la liberazione degli ostaggi. Quando si è sparsa la voce del pagamento di una somma, ha detto, ho temuto per la vita mia, degli altri operatori della Cri e degli iracheni che lavorano per noi: il pagamento di un riscatto a quel punto era considerato un tradimento, punito con la morte. Quanto alle polemiche con Gino Strada, Scelli ha ripetuto che «non c' è alcuna crisi», che sarebbe stato ben felice se i rapiti fossero stati consegnati a «Emergency» o a qualunque altra organizzazione umanitaria, e che comunque avrebbe «gradito che il capo di Emergency fosse venuto nell'ospedale italiano a Baghdad a offrire il suo aiuto come chirurgo».
Scelli tornerà in Iraq tra un mese circa, per seguire da vicino il progetto di un centro grandi ustionati.
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