ROMA - L'inquinamento atmosferico aggredisce i bambini ancora prima di nascere, nel ventre della loro mamma. Continua poi a far sentire i suoi effetti nocivi sui neonati, fino a determinare un aumento del rischio di mortalità nel primo anno di vita dell'1%.
Questo l'allarme lanciato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in apertura della 4/a Conferenza su ambiente, salute e infanzia che si è aperta a Budapest. «I danni dello smog - afferma Legambiente commentando i dati che ha acquisito - cominciano insomma a manifestarsi ancora prima che i bambini vengano alla luce e, naturalmente, diventano più pesanti nel caso la mamma sia una fumatrice o esposta al fumo passivo». E allora, secondo il coordinatore scientifico dell'associazione, Stefano Ciafani, «serve un new-deal europeo che metta davvero al centro l'ambiente e che lavori per tutelare la salute, soprattutto quella dei più piccoli».
A livello scientifico, «l'inquinamento atmosferico - ha precisato il dottor Lee Jong-wook, direttore generale dell'Oms - è ormai talmente diffuso a livello mondiale che anche quello che potrebbe sembrare un numero piccolo (1%) tradotto in termini reali diventa in realtà una cifra impressionante: ed è assolutamente inaccettabile che proprio i bambini, i più vulnerabili, siano vittime della nostra incapacità di prendere misure significative a tutela della salute e dell'ambiente».
In tema di inquinamento atmosferico più in generale, l'Oms sottolinea come nelle aree più a rischio, soprattutto i centri urbani e le zone industriali, l'inquinamento atmosferico faccia crescere del 50% tra i più piccoli la possibilità di contrarre patologie acute dell'apparato respiratorio.
«Chi nasce oggi in un'area fortemente inquinata - ha proseguito Lee Jong-wook - sarà con ogni probabilità costretto a fare i conti con una lunga serie di sostanze velenose per tutta la vita. E questo compromette anche la possibilità di una sana vecchiaia».
Ma «la nuova Europa, allargata a 25 - ha concluso quindi Ciafani - può svolgere un ruolo chiave per mitigare l'impatto ambientale di alcuni settori particolarmente energivori, a partire dai trasporti. Proprio sulla mobilità e sull'energia si potrà anzi misurare la voglia della nuova Ue di promuovere davvero uno sviluppo più sostenibile».
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