La Corea del Sud dispiegherà altre truppe in Iraq nonostante le minacce dei rapitori dell'ostaggio sudcoreano, Kim Sun-il, di decapitare l'uomo se il progetto di Seul verrà portato a termine. A renderlo noto è un portavoce del ministero della Difesa della Corea del Sud, precisando: «Provvederemo al dispiegamento delle truppe come previsto. I nostri piani non subiranno cambiamenti».
La Corea del sud ha già 600 uomini in Iraq, membri del Genio civile e personale medico-sanitario, attualmente di base a Nassiriya. A quanto annunciato venerdì a Seul al termine di una riunione dei Consiglio di sicurezza nazionale convocata dal presidente sudcoreano Roh Moo Hyun, l'invio dei 3.000 soldati avverrà per fasi: un primo gruppo di 900 uomini partirà ai primi d'agosto; seguirà, tra fine agosto e inizio settembre, un distaccamento più rilevante; mentre «il resto arriverà quando il contingente principale sarà installato», aveva precisato un portavoce del ministero della Difesa. I militari sudcoreani saranno dispiegati nel nord del Paese, a maggioranza curda, e avranno il loro quartier generale a Arbil. Qui li raggiungeranno i 600 uomini già presenti, il che farà del contingente di Seul - con 3.600 unità - il terzo per consistenza in Iraq, dopo quelli di Stati Uniti e Gran Bretagna. Intanto, il conto alla rovescia per l'ultimatum dei terroristi - 24 ore a partire da domenica sera - è cominciato.
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