Guccini:«Provo vergogna e imbarazzo»
BOLOGNA - «Provo vergogna e imbarazzo. Mi fa un certo effetto stare lì con Cicerone e Dante». Così Francesco Guccini, raggiunto al telefono nella sua casa di Pavana, sull'Appennino toscoemiliano, commenta la scelta del Ministero dell'Istruzione di inserire il suo brano 'Canzone per Piero' tra i testi proposti all'esame della maturità sul tema dell'amicizia come fonte di ispirazione letteraria.
«Mio vecchio amico di giorni e pensieri, da quanto tempo che ci conosciamo, venticinque anni son tanti e diciamo, un po' retorici, che sembra ieri». Comincia così 'Canzone per Piero', scritta nel 1974 e raccolta nell'album 'Stanze di vita quotidiana'. Imbarazzo a parte, Guccini non nasconde la soddisfazione: «Sì, sono soddisfatto, ma io cerco sempre di essere al di sotto delle righe».
Niente da ridire, invece, sulla scelta del brano. «Sicuramente non è un testo fuori tema», ha detto il cantautore. Ad ispirarlo allora fu l'amico Piero. «Ci siamo conosciuti nel 1949 - ha raccontato - lui era venuto a Pavana in villeggiatura con la famiglia». Un'amicizia nata nell'estate di 55 anni e il cui ricordo resta nei versi: «Dopo l'inverno e l'angoscia in città, quei lunghi mesi sdraiati davanti, liberazione del fiume e dei monti e la linfa aspra della nostra età. Quei giorni spesi a parlare di niente, sdraiati al sole inseguendo la vita».
Alla domanda se il testo potesse essere confuso con quello di De Andrè, 'La canzone di Piero', simile nel titolo, Guccini ha risposto: «Ma no, i giovani sono ferrati sulla musica». Al centro della canzone la storia di due giovani amici alle prese con ansie e curiosità tipiche dell'adolescenza, come si legge nel testo: «Il mio Leopardi, le tue teologie esiste Dio? Le risate più pazze, le sbornie assurde, le mie fantasie, le mie avventure in città con ragazze».
«Mio vecchio amico di giorni e pensieri, da quanto tempo che ci conosciamo, venticinque anni son tanti e diciamo, un po' retorici, che sembra ieri». Comincia così 'Canzone per Piero', scritta nel 1974 e raccolta nell'album 'Stanze di vita quotidiana'. Imbarazzo a parte, Guccini non nasconde la soddisfazione: «Sì, sono soddisfatto, ma io cerco sempre di essere al di sotto delle righe».
Niente da ridire, invece, sulla scelta del brano. «Sicuramente non è un testo fuori tema», ha detto il cantautore. Ad ispirarlo allora fu l'amico Piero. «Ci siamo conosciuti nel 1949 - ha raccontato - lui era venuto a Pavana in villeggiatura con la famiglia». Un'amicizia nata nell'estate di 55 anni e il cui ricordo resta nei versi: «Dopo l'inverno e l'angoscia in città, quei lunghi mesi sdraiati davanti, liberazione del fiume e dei monti e la linfa aspra della nostra età. Quei giorni spesi a parlare di niente, sdraiati al sole inseguendo la vita».
Alla domanda se il testo potesse essere confuso con quello di De Andrè, 'La canzone di Piero', simile nel titolo, Guccini ha risposto: «Ma no, i giovani sono ferrati sulla musica». Al centro della canzone la storia di due giovani amici alle prese con ansie e curiosità tipiche dell'adolescenza, come si legge nel testo: «Il mio Leopardi, le tue teologie esiste Dio? Le risate più pazze, le sbornie assurde, le mie fantasie, le mie avventure in città con ragazze».