CATANIA - «L'impianto dell'ovulo fecondato è avvenuto dopo la sentenza: era riuscito con un embrione portatore sano, ma lo stato di salute della donna, che è molto provata fisicamente e psicologicamente, non ne ha consento lo sviluppo». Così il dottor Nino Guglielmino del centro non profit Hera di Catania precisa i termini dello stato di salute della portatrice sana di talassemia ( come il marito) alla quale il giudice monocratico ha vietato di scegliere gli ovuli sani fecondati in vitro da impiantare, come prevede la legge 40 sulla procreazione assistita.
«La signora - spiega Guglielmino - ha avuto fecondati tre ovuli in vitro ma due si sono deteriorati. L'unico sopravvissuto è stato impiantato dopo la sentenza del Tribunale di Catania, e per fortuna è risultato essere sano. Ma purtroppo è andato perduto. La paziente ha avuto nei giorni successivi uno choc emotivo e fisico violento, che l' ha costretta anche al ricovero in ospedale».
Il medico ha sentito questa mattina per telefono la signora, che ha 35 anni come il marito e insegna e vive in Puglia, e le è sembrata «molto ripresa, particolarmente combattiva». Guglielmino sottolinea di «essere decisamente e nettamente contrario alla legge 40 sulla procreazione assistita» ma che «mai avrei violato una disposizione legale, nè una sentenza». «Capisco anche il giudice - sostiene - che non ha fatto altro che applicare, anche se in modo rigido, una legge che è sbagliata, anche sul piano etico».
Al centro Hera di Catania, che è un punto di riferimento per la diagnosi prenatale della talassemia per il Mezzogiorno si fanno circa mille impianti l'anno. «La maggior parte delle persone che puntavano alla diagnosi prenatale prima dell'entrata in vigore della legge - spiega Guglielmimo - erano persone fertili, portatrici sane ma che avevano subito il trauma dell'aborto volontario perchè il feto era affetto da una grave forma di talassemia».
Il medico sottolinea anche alcune «disparità create dal legislatore». «Se una donna ha avuto impiantati due ovuli - sostiene - e uno è sano e l'altro malato dovrà decidere di tenerli entrambi o di eliminarli entrambi. Se un caso analogo avviene a una gestante rimasta incinta senza il ricorso alla fecondazione assistita, allora potrà scegliere se tenere quello sano e abortire quello talassemico. Ma allora la vita del feto non è uguale sempre e per tutti e qualche donna ha più diritti di altre a parità di condizioni».
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