Didier Deschamps ha un debole per lui perché i due hanno lo stesso carattere e la stessa testardaggine: al Monaco, dove per anni è stato chiuso da David Trezeguet e Marco Simone, Dado Prso è esploso a 28 anni. In nazionale è arrivato tardi. Ma in entrambi i casi, lottando contro gli infortuni, ha conquistato gli scettici.
Non ha classe cristallina, non è un talento naturale, e non si può neppure dire che il suo fiuto del gol sia leggendario:eppure Dado Prso è considerato l'erede di Suker in area di rigore. Rimane per ore, dopo gli allenamenti, a cercare di migliorarsi sotto porta, e chi gli è vicino ne ha un'immagine simile a quella di Rocky-Stallone, che si allena da solo sfidando tutti già dentro di se. Fu così dopo l'operazione al ginocchio del marzo 2002, per un infortunio dopo il quale pochi avrebbero scommesso un euro sul suo ritorno. Eppure, a dicembre non solo era già in campo, ma segnava gol a raffica, più di prima, in coppia con l'altra punta monegasca Shabani Nonda.
Marcò 12 volte in 20 partite, trascinando il Monaco e facendo tesoro della durissima estate trascorsa a rieducare il ginocchio plurioperato insieme con Robert Pires, che aveva perso i Mondiali, e Olivier Kapo.
In Francia arrivò da ragazzino, e per motivi politici perché la sua famiglia abbandonò il paese in preda alla guerra. Approdò al Monaco nel 1997 ma andò subito in Corsica, in prestito all'Ajaccio, segnando 21 gol in due stagioni.
In nazionale, ha convinto Otto Baric a convocarlo soltanto nel marzo 2003 e festeggiò segnando un gol al Belgio. Da allora è diventato il goleador della squadra.
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