Chi è il «genio» foggiano accusato delle rapine

Maxi-furti, rapine, droga, contrabbando, consorso esterno in associazione mafiosa: c’è tutto questo nel curriculum giudiziario di Olinto Bonalumi, 50 anni, imprenditore edile foggiano, che però a fronte di numerosi incriminazioni può oppore una sfilza di assoluzioni. Nel suo passato remoto una condanna per una rapina a Lecce nel 1982; e nel passato recente una condanna (in primo grado) a un anno per aver falsificato la carta d’identità, in modo che la «t» di Olinto si trasformasse in «d» di Olindo. 

Il primo ottobre dell’86 Bonalumi viene arrestato per la rapina da 137 milioni di lire del 30 maggio precedente quando due false guardie giurate rapinarono gli stipendi destinati ai cassintegrati della Buitoni: le accuse non reggono. Come non reggeranno quelle per una storia di droga che lo riportano in carcere il 12 settembre dell’88. 

Il 20 ottobre del ‘92 la magistratura di Reggio Calabria ne ordina l’arresto con altre 5 persone, tra cui altri due foggiani, per il maxi-furto da 80 miliardi di vecchie lire avvenuto nel caveau della Banca Nazionale del Lavoro di reggio Calabria a fine febbraio del ‘92: Bonalumi verrà assolto in tutti e tre i gradi di giudizio. Il 31 gennaio del ‘99 è la Direzione distrettuale antimafia di Napoli a chiedere e ottenere l’arresto per contrabbando nell’operazione denominata «Project 2»: l’accusa ipotizza che Bonalumi fosse in affari con elementi della malavita organizzata campana per trattare l’acquisto di ingenti partite di sigarette destinate al mercato nero. 

Il 20 marzo del 2000 è la Dda di Bari a chiedere e ottenere l’arresto del foggiano per concorso esterno in associazione mafiosa perchè avrebbe favorito il boss barese Donato Laraspata: viene assolto anche da questa imputazione, ed al termine del processo il suo difensore chiede alla magistratura di dissequestrare centinaia di suoli e case sequestrati al foggiano anche all’estero. L’ultimo arresto di Bonalumi risale al 30 ottobre del 2006 quando finisce dentro per poche ore per inosservanza alla sorveglianza speciale.
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