(15/11/01) I meccanismi dell'informazione sono strani e, a volte, perversi. C'era un anziano collega che si divertiva a trovare le ripetizioni nei titoli di una pagina e diceva che quando se ne trovavano due, gira gira veniva fuori la terza. E non si sbagliava. Così come faceva notare che dopo un terremoto ne spuntavano tanti altri nel resto del mondo; se cadeva un aereo altri incidenti evitati o di poco conto investivano il mondo dei trasporti aerei; se succedeva un disastro ferroviario contemporaneamente si evidenziavano altre disgrazie reali o sfiorate.
Si cavalca l'onda della notizia.
Così, in questi giorni, chissà chi e chissà quando, il mondo dell'informazione ha «scoperto» i pirati della strada. E via con opinioni e tavole rotonde, proposte, interventi e «soluzioni».
Certo la cronaca impone le notizie e le registra, certamente non le inventa. Ma proprio per questo ricordiamoci che mentre parliamo, nelle nostre città, del traffico indiavolato, della mancanza di rispetto per la vita, dei vigili che non ci sono mai quando dovrebbero ricordiamoci che si continua a rubare, a stuprare, a violentare i minori nella sicurezza della famiglia. Come si continua a combattere nel resto del mondo.
È il bello della diretta con la vita. E se provassimo ad organizzare il nostro vivere civile organicamente e non sull'onda dell'emergenza e dell'emozione?
Ignazio Lippolis
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