Mongelli nuovo sindaco a Foggia con un voto limpido
di FILIPPO SANTIGLIANO
Gianni Mongelli, 52 anni, è il nuovo sindaco di Foggia. Il terzo della storia della città (dopo Agostinacchio e Ciliberti) da quando esiste l’elezione diretta. Mongelli ha vinto al ballottaggio contro Enrico Santaniello, candidato del centrodestra e favorito alla vigilia del voto. Un successo limpido quello di Gianni Mongelli che, al ballottaggio, complice anche un forte astensionismo che alla fine ha probabilmente penalizzato il candidato del centrodestra (forse pensavano di aver già vinto come era accaduto due anni fa a Lucera con Dell’Osso contro Morlacco), ha comunque staccato il competitor per la fascia di primo cittadino: 53% a 47%, oltre tremila voti. Non sono pochi. Sia chiaro: a Gianni Mongelli, come ad Enrico Santaniello, sarebbe bastato un solo voto in più dell’avversario per vincere. Con queste proporzioni, però, è chiaro che la vittoria di Mongelli legittima «percorsi politici» con i centristi - e che a Foggia confermano di avere una prospettiva - e delegittimano un centrodestra ora chiamato ad u n’accurata riflessione interna senza scatenare la caccia all’uomo perché l’impresa (del centrosinistra) riesce se, dall’altra parte, c’è contemporaneamente una defezione (centrodestra).
Il consenso, però, ha largamente premiato Gianni Mongelli, che ha fatto una campagna elettorale in due tempi: all’italiana durante il primo turno, per usare una metafora calcistica, con tanta difesa e contropiede, perché c’era veramente da difendersi sulle macerie lasciate dal centrosinistra uscente; sacchiana o zemaniana al ballottaggio, con una ripartenza micidiale ed una freschezza atletica che ha lasciato sulle gambe gli avversari. Non potrebbe spiegarsi altrimenti un 26% ottenuto al primo turno e il 53% (anche se sono due modalità elettorali diverse) al ballottaggio. Certamente l’ago della bilancia, e cioè Lucia Lambresa e soprattutto la coalizione centrista, ha pesato eccome. Poi ci sono state le motivazioni che hanno fatto il resto, perché la sensazione, soprattutto nelle ultime battute della campagna elettorale, è che il centrodestra pensasse di ripartire dal 48% del primo turno. Un errore madornale che il centrosinistra non ha commesso, rassegnandosi al dato percentuale inferiore. E quando vai in campo deconcentrato puoi essere anche il Brasile, ma l’Egitto ti fa la festa, più meno. Ieri tanto entusiasmo al comitato elettorale di Mongelli e in piazza per il comizio di ringraziamento all’elettorato che ha votato il proprio candidato sindaco e di presentazione alla città intera che da ieri ha il suo sindaco. Nasce una nuova era che va riempita di contenuti, di partecipazione, di obiettivi. I cittadini hanno votato ed hanno scelto. E in democrazia è quello che conta.
Gianni Mongelli, 52 anni, è il nuovo sindaco di Foggia. Il terzo della storia della città (dopo Agostinacchio e Ciliberti) da quando esiste l’elezione diretta. Mongelli ha vinto al ballottaggio contro Enrico Santaniello, candidato del centrodestra e favorito alla vigilia del voto. Un successo limpido quello di Gianni Mongelli che, al ballottaggio, complice anche un forte astensionismo che alla fine ha probabilmente penalizzato il candidato del centrodestra (forse pensavano di aver già vinto come era accaduto due anni fa a Lucera con Dell’Osso contro Morlacco), ha comunque staccato il competitor per la fascia di primo cittadino: 53% a 47%, oltre tremila voti. Non sono pochi. Sia chiaro: a Gianni Mongelli, come ad Enrico Santaniello, sarebbe bastato un solo voto in più dell’avversario per vincere. Con queste proporzioni, però, è chiaro che la vittoria di Mongelli legittima «percorsi politici» con i centristi - e che a Foggia confermano di avere una prospettiva - e delegittimano un centrodestra ora chiamato ad u n’accurata riflessione interna senza scatenare la caccia all’uomo perché l’impresa (del centrosinistra) riesce se, dall’altra parte, c’è contemporaneamente una defezione (centrodestra).
Il consenso, però, ha largamente premiato Gianni Mongelli, che ha fatto una campagna elettorale in due tempi: all’italiana durante il primo turno, per usare una metafora calcistica, con tanta difesa e contropiede, perché c’era veramente da difendersi sulle macerie lasciate dal centrosinistra uscente; sacchiana o zemaniana al ballottaggio, con una ripartenza micidiale ed una freschezza atletica che ha lasciato sulle gambe gli avversari. Non potrebbe spiegarsi altrimenti un 26% ottenuto al primo turno e il 53% (anche se sono due modalità elettorali diverse) al ballottaggio. Certamente l’ago della bilancia, e cioè Lucia Lambresa e soprattutto la coalizione centrista, ha pesato eccome. Poi ci sono state le motivazioni che hanno fatto il resto, perché la sensazione, soprattutto nelle ultime battute della campagna elettorale, è che il centrodestra pensasse di ripartire dal 48% del primo turno. Un errore madornale che il centrosinistra non ha commesso, rassegnandosi al dato percentuale inferiore. E quando vai in campo deconcentrato puoi essere anche il Brasile, ma l’Egitto ti fa la festa, più meno. Ieri tanto entusiasmo al comitato elettorale di Mongelli e in piazza per il comizio di ringraziamento all’elettorato che ha votato il proprio candidato sindaco e di presentazione alla città intera che da ieri ha il suo sindaco. Nasce una nuova era che va riempita di contenuti, di partecipazione, di obiettivi. I cittadini hanno votato ed hanno scelto. E in democrazia è quello che conta.