Il caso

Monopoli, «a fuoco il convento» ma è un falso allarme: è solo il falò di S. Giuseppe

Redazione cronaca

A San Francesco da Paola padre Miki ha rinverdito il rito del falò del 19 marzo

MONOPOLI. Dal manto di San Giuseppe a quello di padre Miki Mangialardi. Il rettore del convento dei frati minimi non ha voluto rinunciare anche per quest’anno al fuoco della tradizione nel giorno della festa del papà. E verso sera, fuori dall’orario di solito previso, prima della messa delle 19,30, con i cancelli chiusi per evitare assembramenti, con l’accendino padre Miki ha dato fuoco al cumulo di sterpaglie. L’anno scorso è saltato l’appuntamento con i falò, quest’anno la catasta del convento è stata l’unica della città ad accendersi e ad ardere come il fuoco di San Giuseppe per lanciare un segnale di speranza ai fedeli del quartiere, un invito alla normalità. Colto in maniera differente da chi transitava in loco, che ha avuto l’impressione che il giardino del convento rinascimentale andasse in cenere, con il parco giochi e gli ambienti del presepe vivente. Di qui l’allerta ai Vigili del fuoco e al comando di Polizia locale. E mentre le fiamme si slanciavano verso l’alto, le sirene si dirigevano verso viale Aldo Moro perché nel frattempo c’era chi chiamava le forze dell’ordine pensando che stesse andando a fuoco il vicino centro di raccolta rifiuti.

Nel frattempo i social si popolavano di video che non lasciavano ombra di dubbio: «Sta andando a fuoco il convento di San Francesco da Paola» l’allarme. Giunti sul posto, i Vigili del fuoco si sono imbattuti nel reale stato delle cose. Il popolo del web e quello dei balconi era stato vittima di un equivoco. Padre Miki, un veterano dell’al - tare, sempre provvido di lodevoli iniziative in favore del prossimo e della città, l’ideatore della ruota degli esposti tecnologica dedicata a Chiara Luna (neonata abbandonata in spiaggia alla nascita), che nemmeno una settimana fa ha fatto giungere nell’ottavo centenario del «Capitolo delle Stuoie» una reliquia del «Serafico di Paola », è rimasto basito al vedere tanto clamore. Ha esibito le autorizzazioni, aveva preso la precauzione di tagliare l’erba intorno al falò che era a distanza di sicurezza dalla vegetazione e dal convento. Gli allarmisti sono stati traditi dalla prospettiva, ma soprattutto dal fatto che nessuno avrebbe mai pensato che l’eroico padre Miki avrebbe sfidato il momento pandemico per riaprire una pagina sulla tradizione e dar fuoco agli spiriti buoni di un falò che serve a guardare al futuro con ottimismo e in questo caso apre le porte alla primavera. Il «pace e bene» ai Vigili del fuoco e agli agenti che si sono resi conto che la situazione era sotto controllo, l’auspicio che il prossimo anno attorno al falò potranno esserci tante persone come si faceva un tempo con panzerotti e zeppole e la riflessione shakespeariana che a volte bastano un fuoco ben domato e una falsa prospettiva che inganna gli occhi della gente per creare tanto fumo e «Molto rumore per nulla». 

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