I racconti

Terremoto in Marocco, pugliesi e lucani in fuga dall'inferno: le storie

Antonio Corrado - Alessandra Colucci

I pugliesi alla Fiera del turismo: «Tornati indietro dall’aeroporto». Il racconto di una coppia di Matera: «Per rientrare ci hanno chiesto 2mila euro»

Un nuovo fronte emergenziale si apre dunque nella regione dopo il terremoto in Marocco, allarmando le due autorità del Paese e la comunità internazionale. A complicare la situazione a Derna è stato il crollo simultaneo di due dighe che - stando a fonti locali citate dal The Libya Observer - ha «liberato oltre 33 milioni di metri cubi d’acqua che hanno generato devastanti inondazioni». A Tripoli il primo ministro del Governo di unità nazionale, Abdul Hamid Dbeibah, ha decretato tre giorni di lutto, mentre da par- te sua il premier Hammad ha annunciato due giorni festivi per tutti i settori dell’est del paese, ad eccezione dei servizi di sicurezza, sanitaria e di emergenza. Queste aree nell’est della Libia ospitano i principali giacimenti e terminali petroliferi: la National Petroleum Company (Noc) ha annunciato lo stato di massima allerta e la sospensione dei voli tra i siti di produzione dove l’attività è stata drasticamente ridotta. In Marocco, intanto, la corsa contro il tempo si fa sempre più frenetica, man mano che passano le ore, nella ricerca di eventuali superstiti al violento terremo- to che sabato scorso ha colpito il centro del Marocco. Si scava tra le macerie, anche a mani nude, mentre in alcune zone remote dell’Atlante i soccorsi tardano ad arrivare. E il re Muhammad VI ancora non si fa vedere: né in tv, né nelle aree colpite a mostrare vicinanza ai suoi sudditi che piangono quasi 2.700 morti, limitandosi a decretare tre giorni di lutto nazionale e a lanciare un appello alla preghiera. I feriti sono 2.500, e molti tuttora in attesa di cure, ma la distruzione - soprattutto nella provincia di Al Haouz, epicentro del sisma - è tale che il bilancio appare destinato a salire ancora.

LE STORIE DEI PUGLIESI E DEI LUCANI IN FUGA

La coppia di Matera: «Ci hanno chiesto 2mila euro a testa per rientrare» di ANTONIO CORRADO

Un boato sordo, la terra trema, poi il buio e la polvere. Così uno dei posti più belli al mondo, si è trasformato in un incubo per due giovanissimi fidanzati di Matera, in vacanza a Marrakech. Giacomo Ferrari, 19 anni ex liceale con il sogno della pasticceria, e Tania Grittani, 21 anni studentessa di Scienze sociali, non ci credevano quando hanno visto la fine del mondo sotto i propri piedi. Era il terremoto.
Lei è svenuta quasi subito. Aveva ancora in mano il cocktail, che un attimo prima delle 23.11 (ora locale, 00.11 in Italia) di quel maledetto venerdì 8 settembre stava sorseggiando con il suo fidanzato, sulla terrazza al quarto piano di uno degli hotel più esclusivi della Medina, centro storico della città marocchina. Nel pomeriggio avevano solcato le dune con i tipici dromedari, entrando anche nei costumi del posto. Non avrebbero mai immaginato, che quello sarebbe stato il preludio della fine più impressionante per la loro vacanza.
Sono rientrati ieri mattina all’aeroporto di Bari, distrutti dopo tre notti insonni, ma felici per essere ancora vivi e profondamente addolorati per l’umanità prostrata del popolo marocchino, di cui hanno sentito il dolore più brutto, quello della morte e della sofferenza anche di tanti bambini. Giacomo e Tania hanno raccontato in esclusiva alla Gazzetta, le ultime ore drammatiche della loro vacanza. «Siamo arrivati a Marrakech alle 12.40 di venerdì - racconta Giacomo - quindi ci siamo sistemati in albergo, iniziando a pregustare il sogno di quella vacanza programmata fino al 16 settembre. Dopo il pomeriggio di escursione, siamo tornati in camera preparandoci per la sera. Quando è arrivata la prima e la seconda grande scossa in sequenza - dice con la voce ancora tremante - eravamo sulla terrazza al quarto piano, bevevamo un cocktail e ci godevano il fresco. All’improvviso il pavimento ha iniziato a tremare molto forte per due volte di seguito. Ho dovuto affrontare prima l’emergenza della mia ragazza che è svenuta, poi abbiamo deciso di rimanere ancora un po’ nella struttura abbastanza solida, che non ha subìto danni, invece di avventurarci nei vicoli stretti della Medina, dove molte case erano andate distrutte.
Poi siamo scesi nel buio totale, e la popolazione ha fatto subito quadrato per proteggerci, indicandoci le vie verso gli spazi aperti e più sicuri delle piazze. Intorno a noi disperazione e feriti, sangue e persone sotto le macerie. Quindi lo spostamento disperato in aeroporto, dove abbiamo trascorso la notte. Sabato mattina la notizia sconvolgente: per salire su uno degli aerei che potevano portarci via servivano 2.000 euro a testa, contro i 500 del giorno precedente. Un autentico atto di sciacallaggio, a cui è seguita l’insensibilità del delegato della Farnesina, il quale ci ha riferito che non c’era altra via d’uscita se non attendere in aeroporto il giorno previsto del nostro rientro (il 16 settembre), tra le continue scosse d’assestamento. Allora abbiamo deciso di prendere un’auto per raggiungere Casablanca, a tre ore e mezza di distanza. Anche lì non c’erano aerei abbordabili, quindi altre tre ore per raggiungere Tangeri ancora più a nord, dove abbiamo trovato il volo a 250 euro, che sommati ai 400 già spesi hanno portato il nostro rientro a 1.300 euro totali. Meno male che avevamo i soldi sulle carte».
Questa, per Giacomo, è stata la beffa che si è aggiunta al danno. Ieri mattina l’arrivo a Bari. «Siamo distrutti - ha concluso il giovane materano - la mia fidanzata ha dormito qualche ora su di un marciapiede, perché l’hotel dove ci avevano sistemati vicino all’aeroporto di Marrakech era tutto lesionato e non siamo rimasti neanche un minuto lì. L’incubo è finito - conclude - ma resta lo choc delle centinaia di tende viste per strada, con gente disperata e tantissimi bambini in lacrime. Un’esperienza orribile. Abbiamo ancora il dolore nei nostri cuori, pensando a quella gente buona e gentile, che insieme ad altri turisti italiani ci ha aiutato in tutto. Abbiamo subito rassicurato le nostre famiglie telefonando con carte internazionali da posti pubblici, poiché i cellulari hanno smesso subito di funzionare». Una tragedia immane, vissuta senza il conforto delle autorità italiane assolutamente insensibili. Ieri il sindaco di Matera, Domenico Bennardi, ha scritto all’ambasciatore italiano Barucco, per testimoniare la vicinanza e la solidarietà della città dei Sassi al popolo marocchino.

I pugliesi alla Fiera del turismo: «Tornati indietro dall’aeroporto» DI ALESSANDRA COLUCCI

Alfredo De Liguori, responsabile Ufficio promozione di Pugliapromozione: sabato lei era a Marrakech per la Pure Life Experiences 2023, una tra le più importanti fiere di settore dedicata al turismo, quindi ha vissuto in prima persona il post terremoto. Cos’è successo?
Fortunatamente non abbiamo avuto grandi problemi, assolutamente niente a che vedere con la tragedia che ha coinvolto migliaia di persone.

E dunque la manifestazione è stata annullata.
Sì, è arrivata una comunicazione ufficiale da parte degli organizzatori con la quale ci è stato spiegato che chiaramente l’edizione 2023 non si sarebbe tenuta.

È riuscito a tornare subito indietro?
Io sono arrivato a Marrakech verso mezzogiorno di sabato, circa otto ore dopo che c’era stato il terremoto, sono rimasto in aeroporto, trovando poi un volo per tornare in Italia via Londra, quindi non è stato un grande disagio.

Da quante persone era composta la delegazione pugliese?
Sei aziende, sette/otto persone. Alcuni operatori pugliesi non sono più partiti per il Marocco, mi riferisco a chi sarebbe dovuto arrivare la domenica. Chi, invece, era già arrivato, è riuscito ad andare via. Per fortuna, per noi non ci sono stati problemi di sorta.

Quindi i pugliesi sono rientrati tutti?
Assolutamente sì.

Avete avuto bisogno dell’intervento della Farnesina?
No, non è stato necessario.

Quindi sostanzialmente una situazione tranquilla?
Per noi per fortuna sì, anche perché a Marrakech il problema è stato tutto nella città vecchia, come se ci fosse un terremoto a Bari e l’unica zona colpita fosse Bari vecchia, è stata esattamente la stessa cosa. Il grosso del disastro è stato più che altro nei dintorni, dove c’è stato l’epicentro del terremoto. Io avevo amici stranieri che erano nella Medina e lì sono crollati alcuni palazzi. Al netto delle zone colpite, sembrava quasi una situazione normale.

In aeroporto, invece, qual era la situazione? C’era caos? È stato facile organizzarsi per il rientro?
È stato facile organizzarsi. E devo dire che, se non avessi saputo del terremoto, sostanzialmente la situazione lì era nella normalità. C’erano molti turisti che, a mio parere, erano andati via dalla Medina, dalla città vecchia, che poi è il posto dove dorme la maggior parte della gente, per recarsi in aeroporto, più che altro per una questione di sicurezza e hanno cercato voli per andare via.

Ha saputo di qualche episodio in particolare tra i suoi contatti in città?
Sì, conosco un imprenditore che l’ha vissuto in prima persona. Tutti coloro i quali nella notte tra venerdì e sabato erano a Marrakech, anche nei grandi alberghi, hanno dormito in giardino, perché andava verificata la stabilità delle strutture, ma, anche in questo caso, parliamo di persone decisamente più fortunate e protette rispetto alla popolazione.

Solo una disavventura…
Sono rimasto una notte a dormire a Londra per rientrare in Italia, un piccolissimo disagio, niente rispetto alla tragedia che ha coinvolto tutte quelle persone. Niente davvero.

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