lavoro e territorio
Vertenza CallMat, a Matera in 129 sono a rischio licenziamento
Partiti e sindacati chiedono l’intervento immediato della Regione
MATERA - Sono centoventinove i lavoratori della CallMat, azienda di call center di Matera, che rischiano di essere licenziati nell’immediato, con l’aggiunta, in seguito ad un ulteriore calo previsto a gennaio, di altre cento unità e con probabilità di chiusura dell’intero sito di Matera nel corso del 2025, se la situazione non dovesse cambiare. Una decisione, comunicata dall’azienda durante l’incontro di lunedì tra le organizzazioni sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni e la direzione aziendale di CallMat, causata, “dal drastico ridimensionamento dei volumi da parte del Committente Tim”. La direzione aziendale, riportano i sindacati, ha anche comunicato, “di non voler procedere alla attivazione di alcun ammortizzatore sociale ma di volere dar seguito alla procedura collettiva di licenziamento. Una situazione che se dovesse confermarsi sarebbe per il territorio di Matera e della Basilicata, un colpo durissimo. Il tutto – occorre sottolineare- avviene mentre a livello nazionale sembrerebbe che il management di Tim stia lavorando ad una possibile incentivazione per 350 dirigenti in uscita per circa 20milioni di euro”.
I sindacati non intendono restare a guardare. Respingono i licenziamenti al mittente, e sono pronti a scendere in campo per evitare che la Basilicata venga espropriata di un importante presidio produttivo. Sembrava in realtà di essere arrivati a un punto di svolta, grazie all’incontro del 26 marzo a Roma, nella sede del Mimit, tra il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, il ministro del lavoro Marina Calderone, e le organizzazioni sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc e Snater, presente anche la regione Basilicata. Ma ad oggi il quadro è più che mai allarmante. A ribadirlo in una nota, anche Michele Giordano (Fratelli d’Italia provincia di Matera) che parla di una situazione che “rischia di costituire una vera e propria bomba sociale a Matera e in provincia. Vi è quindi la necessità – rimarca- che Tim rispetti gli impegni presi lo scorso marzo con Regione e Governo, quando alla presenza del Ministro Urso, assicurò la riconversione dei call center materiali in centri per la dematerializzazione degli archivi della Pubblica Amministrazione”.
Una soluzione, ricorda, “fortemente sostenuta da Fratelli d’Italia, dal Governo con i ministri Urso e Calderone e dalla Regione, che potrebbe ancora salvare i lavoratori, formare nuove competenze nel nostro territorio e assicurare occupazione anche negli anni a venire. Continueremo- conclude- a sostenere questa proposta con la nostra azione politica e informeremo i ministri competenti per gli impegni disattesi da Tim, affinché i diritti dei lavoratori vengano garantiti e tutelati”. In difesa dei lavoratori anche il sindacato Snater Basilicata che chiede “l’ intervento delle istituzioni territoriali al fine di salvaguardare questa importante azienda cittadina”.
Richiesta che si aggiunge a quelle avanzate da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni e che saranno anche discusse, riferisce il segretario Uilcom Uil Giovanni Letterelli, oggi pomeriggio nell’incontro convocato dal presidente della Provincia Francesco Mancini. “Sul tavolo la richiesta alla regione Basilicata di intervenire subito convocando le parti, incluso il committente Tim per chiarire le proprie decisioni, e nel frattempo solleciteremo le istituzioni a intervenire sul tavolo nazionale rispetto a quella che era la proposta del ministro Urso. Quanto ai lavoratori, se c’è necessità, perché effettivamente i volumi di traffico sono inferiori, ricorrere ad altri tipi di ammortizzatori e non al licenziamento collettivo. Ed eventualmente ricorrere al Fondo nuove competenze finanziato dallo Stato per cominciare a formare i lavoratori”. Infine, da parte delle organizzazione sindacali, l’impegno ad agire con iniziative di mobilitazione immediate e continuative a sostegno della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori di Callmat.