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«Caffè, quanto mi costi!» Viaggio tra bar e rincari in Puglia e Basilicata

La situazione a Bari: in genere nei quartieri periferici ma non solo gli esercenti si sforzano di calmierare i prezzi mantenendoli entro il tetto di un euro A Carrassi e nel centro del capoluogosi paga in media 1,20 euro

28 Settembre 2023

Rosanna Volpe

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Rosanna Volpe

«Caffè, quanto mi costi!» Viaggio tra bar e rincari in Puglia e Basilicata

BARI - “Na tazzulella ‘e cafè” è diventata un piacere che costa. E non poco. Erano 80 centesimi meno di dieci anni fa. Tanto costava una chiacchierata con un amico o la pausa dal lavoro al sapore di una delle bevande più amate al mondo.

In poco tempo si è oltrepassato l’euro in quasi tutti i quartieri della città. A Bari come nel resto di Italia il caffè è aumentato. È Bolzano a guidare la classifica con una tazzina di caffè che costa in media 1,34 euro, seguita a breve distanza da Trento a 1,31 euro, Belluno a 1,28 euro, Padova a 1,27 euro, Udine a 1,26 euro e Trieste a 1,25 euro. Queste città si collocano nella parte superiore della scala dei prezzi per il caffè al bar. Messina si distingue per offrire la tazzina di caffè più economica, con un costo medio di 0,95 euro. Seguono Catanzaro e Reggio Calabria, entrambe con un prezzo di 0,99 euro.

A Pescara, gli aumenti medi si attestano al 22 per cento, portando il prezzo del caffè da 1 a 1,22 euro. Bari con un aumento del 20,9 per cento è - dopo Messina, Reggio Calabria, Catanzaro, Avellino, Siracusa e Napoli - la città dove il rincaro, registrato tra il 2021 e il 2023, è stato più basso. Ma non è passato inosservato.

In linea con molte città del Sud Italia, infatti, è tradizione frequentare le numerose caffetterie presenti in ogni angolo della città. Il rito è profondamente radicato nella cultura locale, tanto che bere un buon caffè può essere considerato un rito quotidiano per molti baresi. È un’occasione per incontrarsi, parlare di lavoro, chiacchierare e stringere rapporti lavorativi e non. Tuttavia, negli ultimi tempi, l’aumento dei prezzi sta mettendo a dura prova questa tradizione.

«Nel nostro bar il caffè costa ancora 1 euro - spiega il proprietario di un bar a ridosso di Poggiofranco. Ed è presto spiegato: «Preferiamo non perdere i nostri clienti e mantenere inalterate le loro abitudini calmierando i prezzi. Chi frequenta questo bar, non è solo di passaggio. Spesso torna diverse volte nel corso della giornata. Magari per una pausa dal lavoro. Ci sono altri prezzi che abbiamo dovuto aumentare. Ma il caffè non si tocca».

Resta a una media di un euro il caffè anche in molti bar nei quartieri più periferici della città. «Se aumentassi il caffè oltre l’euro - spiega il proprietario di un bar del San Paolo - perderei tutti i clienti. Il mio è un punto di riferimento di una parte del quartiere ed è frequentato sempre dalle stesse persone. Impossibile aumentare i prezzi. Certo, è dura…».

Caffè a un costo medio di 1,20 euro, invece, nella maggior parte delle caffetterie di Carrassi: «Da circa un anno, siamo stati costretti a rivedere i prezzi non senza difficoltà. I clienti non sono contenti di spendere tra caffè e cornetto 2,50 euro, ma non abbiamo potuto fare diversamente. Il caffè di qualità ci costa più di trenta euro al chilo e rende 80/90 espressi. A questo bisogna aggiungere la manodopera e l’elettricità: non abbiamo davvero avuto alternative».

Stessa media di costi anche in centro dove un caffè macchiato - con il latte di soia - può costare anche dieci centesimi in più: «Difficile tenere il prezzo del caffè a un euro, soprattutto per noi che, in questa zona della città, abbiamo spese da capogiro, a meno che non sia un prodotto pessimo. Il rischio sarebbe quello di andare in perdita. Ne va della sopravvivenza della nostra attività»...

FOGGIA, ALLE TRADIZIONI NON SI RINUNCIA ANCHE SE IL PORTAFOGLI SI ALLEGGERISCE (di Alessandro Salvatore)

«Noi il caffè lo veniamo a prendere ogni mattina da Pino. Ci facciamo 500 metri a piedi dalla stazione, dove lavoriamo e dove l’espresso lo possiamo avere a 0.90 centesimi per via di una convenzione con il bar, ma preferiamo spendere 10 centesimi in più e farci una passeggiata qui in via Lorenzo Scillitani 7, perché il gusto e la cortesia di Pino sono ineguagliabili... ».
Nella Caffetteria Rossonero 1955 di Foggia, dalle 4.45 alle 12 e dalle 15 alle 19, da quasi quarant’anni, da quando nel 1984 «ho rilevato la licenza dell’esercizio commerciale dal fondatore barese Marco Giannattasio di cui ero dipendente», Pino Desario serve caffè. La sua clientela non è solo quella che abita nel cuore della città, attorno a piazza Cavour, che è dirimpetto al «Rossonero» come popolarmente riconosciuto, ma anche in zone più distanti, come il rione «San Ciro» dov’è ubicato lo stadio di calcio «Zaccheria». Da quelle parti è un habitué del bar di Pino, da vent’anni,

Marco Pagliara, «autista soccorritore del 118 del D’Avanzo, con cinque encomi ricevuti per salvataggio» che si presenta mentre sorseggia il suo caffè che al «Rossonero 1955» l’amato titolare («perché un professionista» dicono in coro i clienti) mantiene in vendita ad un euro «da quando un anno fa l’ho aumentato di 10 centesimi per via dei rincari su bollette e materie prime. E questo prezzo lo tengo ancora adesso, nonostante le altre maggiorazioni in corso».

Dal caffè a un euro da Pino all’1.20 a tazzina praticato nella maggioranza di altri bar del centro di Foggia e quasi nella media nazionale di 1.16 euro come evidenziato da Assoutenti nell’indagine sull’aumento del costo dell’espresso, pari all’11.5% negli ultimi due anni. Il prezzo praticato trova d’accordo i consumatori, che continuano ad affollare ad esempio il Bar Annese in viale XXIV Maggio, «dove serviamo una media di 600 tazzine al giorno tra caffè, espressino e cappuccino, con punte sino ad 800, nei periodi di alta stagione turistica e festività» dichiarano i baristi al bancone.

Numeri elevati di caffè (una media di 500 al giorno) vengono serviti anche al Wine Bar Cairoli restaurant di viale Martire, punto di riferimento dal 1978 della «Foggia bene». Anche in questo esercizio i camerieri servono caffè a un euro e 20 centesimi. Stesso prezzo del cornetto-base. Il costo di una tazzina, dunque, nel centro di Foggia, come avviene anche al frequentato bar «Momento», è sulla media di 1.20 euro, «dato rimasto intatto dalla riapertura post pandemia» ci tengono a sottolineare in piazza Giordano 52.

LECCE, SERVITO IN GHIACCIO COSTA FINO A DUE EURO (di Toti Bellone)

Prima del Covid, si poteva trovare anche a 80 centesimi. A Lecce e provincia, per una tazzina di caffè, oggi bisogna pagare minimo 1 euro tondo. Ma in media, il prezzo è di 20 centesimi superiore. 1 euro e 20, dunque, che col servizio al tavolo, passando da 1 euro e 10 centesimi a 1 euro e 30, può lievitare anche sino ad 1 euro e mezzo.
«Da noi - dice Luciano Faggiano, titolare, nel capoluogo, dello storico Astoria di Porta San Biagio, continuerà a costare 1 euro al banco, e se servito ai tavoli dell’attiguo giardino, 1.30».
Sempre a Lecce, nella centrale piazza Mazzini, al Baldieri dell’ex calciatore giallorosso Paolo, il prezzo lo hanno ritoccato un paio di settimane fa: da 1 euro ad 1.20. Stesso prezzo, ancora nel capoluogo salentino, all’Alvino ed al Martinucci della centralissima piazza sant’Oronzo (quest’ultimo aperto lo scorso mese di maggio), al Paisiello di via Palmieri, a due passi da piazza Duomo, al Commercio dell’imbocco per la Superstrada per Brindisi, ed al bar della Stazione ferroviaria. Dieci centesimi in meno, invece, all’Yvonne, sul Lungomare della spiaggia di San Cataldo distante meno di dieci chilometri, ed in un altro Martinucci, ma nell’esclusiva marina di Santa Maria di Leuca.

Un tempo, proprio in provincia, la tazzina di caffè si poteva bere pagando qualcosa in meno rispetto alla città capoluogo. Ma oggi che paesi e paesini sono frequentati anche durante i mesi della lunga «buona stagione» salentina (da Pasqua a Natale), non è più così. A Maglie, nel centrale Caffé della Libertà, costa 1.20; stesso prezzo al mare, al Dolci Tramonti di Porto Cesareo; al Mignon di Nardò, e persino al Centrale della piccola frazione di Barbarano, nel Capo di Leuca. 1 euro e 10 centesimi, invece, all’Arco di Palmariggi, che con 1.500 abitanti, dopo Giuggianello, è il più piccolo dei 96 Comuni del Tacco d’Italia, al Nord Ovest di Casarano, attivo nei pressi dell’ospedale Ferrari, dove sino all’inizio dell’anno costava 1 euro, ed al Fantastico di Squinzano. Ma sempre in provincia, non mancano i Bar dove la tazzina si può bere ad 1 euro. È il caso, nella gettonatissima Gallipoli, del Blu Caffè del Lungomare Galilei, ed a Veglie, dell’House Caffè di piazza Della Costituzione, la cui titolare tiene però a precisare: «Ma se la miscela aumenterà, lo aumenteremo pure noi».
A Lecce in particolare, ma anche nei centri della provincia, il caffè si beve pure in ghiaccio, spesso con l’aggiunta del latte di mandorla. Il costo con i soli cubetti, è ovunque di 1 euro e mezzo, e di 1 euro e 80 centesimi e sino a 2 tondi, con il latte di mandorla, che oltre al particolare gusto, di fatto sostituisce lo zucchero.
Una curiosità. Bar è l’acronimo di Banco a Ristoro. Il primo a chiamarlo così fu, nel 1898, l’imprenditore toscano Alessandro Manaresi.

SEDUTI NEL «SALOTTO» DI MATERA LA TAZZINA VALE 1,50 EURO (di Carmela Cosentino)

Una piccola pausa di piacere con una tazzina di caffè fumante, sorseggiato al bar in una storica piazza centrale gremita di turisti. Un piacere che però ha il suo prezzo e che dipende anche dal tempo a disposizione. E così, nella Capitale europea della cultura nel 2019 ed oggi set di produzioni cinematografiche internazionali, il caffè è una piacevole abitudine che in linea massima ha un costo di 1,20 euro al banco. Prezzo che però aumenta in media di 0,30 centesimi se si è seduti all’aperto serviti al tavolino. Anche il dec ha dei costi diversificati, e si parte da 1,50 euro per sfiorare i 2 euro con servizio al tavolo.
Ad incidere sul prezzo complessivo, l’ aumento dei costi delle materie prime che hanno portato ad esempio Giovanni Lapacciana tra i titolari del bar situato accanto alla Fontana Ferdinandea a passare da 0,90 centesimi a 1,20 euro per il caffè espresso e 1,30 euro per il dec, fino a 1,50 euro se serviti al tavolo. «Un aumento che non dipende da noi, ma dai costi che dobbiamo sostenere. Il caffè prima lo pagavamo 10 euro al chilo adesso 22 euro al chilo, a questi costi si aggiungono le spese per l’ occupazione del suolo pubblico e il servizio al tavolo».

Il caro vita incide sull’andamento dei prezzi. Ma i titolari dei bar stanno cercando di contenerli e c’è chi come Angelo Schiavone che nel suo bar fa pagare un caffè al banco 1,20 e un dec 1,30 euro, mentre al tavolo 1,30 euro il caffè espresso e 1,50 euro il dec, pensa di «abbassare i prezzi». Ma non è il solo. La politica del prezzo contenuto è condivisa. E nessuno dei titolari dei bar crede che la strategia vincente sia un ulteriore aumento del costo che in realtà li penalizzerebbe, perdendo la clientela materana che rappresenta, se vogliamo, lo zoccolo duro delle entrate. Prezzi contenuti dunque nonostante i servizi offerti. È ciò che propone Maurizio Tataranni titolare del bar accanto al Palazzo dell’Annunziata noto oggi per la fiction Rai, «Imma Tataranni - Sostituto procuratore», giunta alla terza stagione. Qui il costo del caffè, che sia espresso o decaffeinato è di 1,20 euro mentre nel gazebo, un ambiente climatizzato dove i clienti possono intrattenersi indisturbati, il prezzo è di 1,50 euro per entrambi.
«Un piccolo aumento che però mi permette di mantenere il gazebo che mi costa all’anno circa 10mila euro e che si somma all’ aumento del costo delle materie prime e al servizio di manutenzione dei fiori perché mi piace offrire ai clienti uno spazio piacevole e vivibile»-. Sempre in centro Mario Scarano applica più o meno gli stessi prezzi degli altri titolari, 1,20 euro il caffè espresso e 1,30 il dec al banco, con un aumento di 0,60 centesimi per il caffè al tavolo e di 0,70 per il dec. «Un prezzo che cercheremo di non alzare ulteriormente» dice, perché il caffè è un piacere sì, ma finché resta alla portata di tutti.

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