Estate a Mezzogiorno
Puglia e Basilicata: windsurf, voli e cammini, le vacanze adrenaliniche
Una guida per chi cerca il brivido e riesce a rilassarsi in condizioni "estreme"
12 Agosto 2023

Non esiste nulla di più faticoso di una trasferta al mare con famiglia: macchina stracolma, bambini urlanti, traffico bestiale. E un caldo da friggere le uova direttamente sul cofano. «Ci sono molti modi di arrivare, il migliore è di non partire», scriveva Flaiano. Che, poi, è anche il modo migliore per preservarsi dallo stress da vacanza che ormai è un problema serio, quasi clinico. Una sindrome. Le ferie sfiancano più del lavoro a cui, in mesi e mesi di routine, si riesce a prendere in qualche modo le misure. Ma dalla trasferta vacanziera - che non è la «domenicata popolare» di cui scriveva Carlo Emilio Gadda, né la vacanza romana per sognatori di bellezze statuarie - non c’è riparo. Lo scrittore francese Maurice Toesca, perentorio nel profetizzare che il grado di una civiltà si sarebbe misurato dai mesi di vacanza strappati dai lavoratori ai padroni, evidentemente non aveva mai avuto il problema di parcheggiare a Polignano o a Gallipoli il 15 agosto.
È una roba per cuori forti, per gli eroi di ogni giorno, quelli «invisibili» di cui si le cronache si ricordano quando le code in autostrada raggiungono i 50 chilometri e il termometro segna i 50 gradi. E loro sono in macchina, senza scampo.
Molto meglio, dunque, concedersi una rilassante vacanza all’insegna di quelli che comunemente vengono definiti «sport estremi» o comunque ad alto tasso emozionale. In queste pagine ve ne offriamo uno spettro apulo-lucano piuttosto variegato che va dall’ ultra-soft degli itinerari tarantini alle più strong arrampicate lucane, passando per voli in deltaplano, tuffi, windsurf. Ma ce ne sarebbero tanti: bungee jumping, lanci col paracadute, il volo dell’angelo. Tutto naturalmente in sicurezza e in strutture con i permessi in regola. Ci mancherebbe.
A lungo la psico-sociologia ha bollato questo genere di attività, soprattutto le più estreme, come una malcelata espressione del nichilismo contemporaneo. Una tendenza «suicida» che si porta dietro una equivalenza tra il vuoto in cui ci si tuffa e il vuoto di valori e tensioni collettive che caratterizzano il vivere sociale. In mezzo il solito narcisismo patologico e la vecchia storia delle fragilità risarcite dalle esibizioni di coraggio. C’è del vero, naturalmente, in questa selva di semplificazioni. Ma se un «vuoto» esiste, di là da ogni elucubrazione, è semplicemente perché la società in cui abbiamo la ventura di vivere è stata «commissariata». Tutto è censurato, igienizzato, spogliato di qualsivoglia sbavatura. La «parte maledetta» dell’uomo è rimossa, al più la si può vivere attraverso il filtro di uno schermo, a distanza di sicurezza, in una generale confusione tra cosa sia la realtà e cosa la finzione mediatico-virtuale. E allora c’è chi si arrende, chi quelle vibrazioni si accontenta di sperimentarle dal divano di fronte a una serie Netflix in un consumo solipsistico di emozioni. E poi c’è chi alla «parte maledetta» non rinuncia e rilancia. Anzi, si lancia. Non è un caso che in epoca premoderna nessuno si industriasse a trovare un modo per gettarsi da un ponte. La vita era già pericolosa e difficile di per sé. La guerra, oggi la più pornografica delle esternazioni umane, era consustanziale all’esistenza e non un qualcosa che in questi anni, dopo tanto tempo, percepiamo certo vicina ma con lo stesso molle terrore degli spettatori del famoso treno dei fratelli Lumiere: la macchina infernale potrebbe uscire dallo schermo, o forse no. Vedremo.
Intanto, rimossa ogni tensione, l’esigenza umana troppo umana di provare qualche brivido alternativo alla riunione di condominio si è riproposta - nella migliore delle ipotesi - in forme ludiche. Quella che ne è venuta fuori è una sorta di fabbrica delle emozioni forti, pubblica o privata, confezionata o autogestita, forti che ogni estate gira a pieno ritmo. Ma è tutto sommato una fabbrica per pochi, di nicchia. Con tutti i comfort sconosciuti al turismo di massa. La compagnia è selezionata, le attrazioni non hanno grandi numeri, l’organizzazione di solito è ben oliata. Se andate in un hotel con tre passeggini è possibile che troviate l’ascensore rotto. Se andate a fare bungee jumping è improbabile che si sia smarrito l’elastico. Il risultato è che la vacanza ad alto coefficiente adrenalinico è più rilassante di quella che in teoria dovrebbe rilassare e che in realtà provoca occhiaie, dimagrimenti e rimpianti per la confortevole poltrona dell’ufficio. Quindi buon lancio, buon volo, buon tuffo, buona arrampicata, buona immersione. Ma ricordate, i veri coraggiosi sono altri.
A Polignano: brividi e tuffi
Una scogliera altissima che, a picco sul mare, dà brividi e vertigini solo a vederla: bellissima e inquietante al tempo stesso. È da qui che ogni luglio si tiene il più famoso campionato di tuffi, lo spettacolo irripetibile del «Red Bull Cliff Diving». L’1 e il 2 luglio 2023 i migliori high diver del mondo si sono sfidati nelle acque limpide di Polignano, turchesi e profonde, richiamando una marea di appassionati. Decima edizione di grande successo, con 24 atleti nell’iconico scenario, reso unico e inimitabile per via delle minute abitazioni posizionate a picco sulle scogliere.
Visioni mozzafiato, appalusi tra mare e cielo con 12 uomini e 12 donne, pronti a sfidarsi fino all’ultimo tuffo.
Le piattaforme sono posizionate a 27 e 21 metri d’altezza: gli atleti, come è ormai tradizione per il round italiano, passano attraverso la «solita» casa privata prima di gettarsi nel vuoto e raggiungere così gli 85 km orari in caduta libera, esibendosi in sensazionali evoluzioni.
Molti gli spettatori tra video e musica sugli scogli, nelle case e terrazze private di Polignano e persino in acqua, su canoe e barche. Le acrobazie dell’estate sono qui.
Dal Nord Europa tutti a Vieste per fare windsurf
Vieste, candidata a «Comune europeo dello sport» per il 2026 - il verdetto sul titolo avverrà il 15 ottobre - è diventata un’attrazione degli sport acquatici. «Anche in questa stagione estiva il 30 per cento della nostra clientela alberghiera ci raggiunge per motivi sportivi. Tra loro registriamo presenze in più di atleti nordeuropei (come olandesi, tedeschi e belgi), richiamati dal favorevole clima ventoso, che è la condizione propedeutica alle performance professionistiche, tali da far diventare la costa garganica in questi anni un vero punto di riferimento» sottolinea Mario Ottaviano, co-organizzatore, assieme ad Aldo Argenio presidente dell’Asd Windsurf Lago Lesina, della tappa dell’European Free Style Pro Tour, che nel giugno scorso ha visto Vieste, con la sua «Spiaggia Lunga Village», ospitare per la terza volta in cinque anni il circuito internazionale degli acrobati della vela.
Le bella costa di Vieste, che ha già ottenuto l’organizzazione della tappa dell’Efpt 2024 di windsurf, è uno scenario che dà sfogo anche ad altre discipline sportive del mare, come il kitesurf (con l’atleta trainato da un aquilone), la nuova frontiera del wing foil (con l’ala gonfiabile trasportata a bordo di una tavola) ed il sup, la variante del windsurf con l’atleta che pagaia ritto sulla tavola. Tutto questo mondo sportivo ventoso ha in Vieste uno scenario appetibile. [Alessandro Salvatore]
Nei cieli della Bat con l’autogiro [di Giuseppe Dimiccoli]
«Si può volare oltre le nuvole, ma, ma sempre in alto tu lo vedrai». Canta così l’indimenticabile Lucio Dalla nel meraviglio pezzo Il Cielo. E allora chiunque volesse verificare questa notizia sappia che nella Sesta provincia è operativa la «Asd BatFly campo volo Barletta», associazione no profit che da statuto promuove la cultura del volo. Ciccio Paolo Defazio, insegnante di educazione fisica barlettano purosangue, anima volante del sodalizio, è un tornado quando racconta cosa accade nei cieli della Bat.
«Si provano sensazioni meravigliose che almeno una volta nella vita vanno provate. Il cielo ti parla e racconta quello che deve accadere. Veniteci a trovare e vivremo assieme questa esperienza». Quartier generale di questo sodalizio volante è il campo volo, fortemente voluto da Paolo, pilota avanzato di diversi mezzi ultraleggeri, a pochi passi dalla zona Fiumara dove, in maniera molto intelligente, viene anche utilizzato come campo di golf. «Tra le novità di quest’anno abbiamo introdotto un nuovo mezzo ovvero l’autogiro. Un mezzo avanzato avendo a bordo un transponder che gli permette di restare in continua comunicazione con le torri di controllo. Quindi la possibilità di atterrare anche in aeroporti minori. Tutto questo consente al pilota di volare su tutto il territorio italiano e anche oltre partendo dalla Bat. Mi piace ricordare che il mezzo autogiro in questi giorni ha compiuto i suoi cento anni di di produzione. È stato utilizzato anche durante le guerre mondiali veniva utilizzato per avvistare praticamente i nemici. Abbiamo un biposto e quindi la possibilità di portare un passeggero e dal campo volo BatFly è possibile effettuare il battesimo del volo e dell’aria. Si realizza un volo turistico, anche per chi non ha mai volato. Inizialmente si sorvola il castello di Barletta sino al porto di Margherita di Savoia. E come primo volo è sufficiente per capire se poi si può proseguire per altri voli più grandi non dimenticando che a pochi minuti di volo abbiamo Castel del Monte, Canne della Battaglia, il sub Appennino per non parlare poi della bellissima Trani che vista dall’alto fa un effetto davvero mozzafiato», ha concluso Paolo. Insomma volare per credere.
Taranto, in cammino sulla via di San Pietro
Un itinerario già diventato imperdibile per i turisti in riva allo Ionio, ma anche per i tanti tarantini che vogliono scoprire luoghi intrisi di fascino. Visto il grande successo registrato l’estate scorsa, anche quest’anno torna, «La Via Petrina – Il viaggio di san Pietro dalla Puglia a Roma». Si tratta di un progetto ideato dalla cooperativa Polisviluppo che punta a valorizzare e far conoscere i luoghi di Puglia che rivendicano il presunto passaggio di San Pietro nel suo viaggio verso Roma. Il prossimo appuntamento è per domenica 13 agosto alle ore 17 con un itinerario lungo il mar Piccolo di Taranto. Un percorso di circa 6 km lungo un antico tratturo sulle sponde del Mar Piccolo, uno dei luoghi di Taranto più belli ed incontaminati. Il tratturo delle sorgenti condurrà infatti ad uno dei più affascinanti monumenti legati al presunto passaggio di San Pietro dalla città tarantina, la Masseria San Pietro Marrese, sorta sui resti di una grandissima domus romana, che ha inglobato la basilica medievale dedicata ai Santissimi Pietro e Andrea.
Il ritrovo è alle 16:45 presso l’Oasi dei Battendieri con partenza alle ore 17 e rientro alle ore 20 circa. Si consiglia abbigliamento comodo: scarpe da trekking o da ginnastica, cappello, bottigliette d’acqua. La prenotazione è obbligatoria al numero 340.7641759.
Basilicata da volare: Castelmezzano, Pietrapertosa e i ponti di Sasso di Castalda
La Basilicata per chi non teme le vertigini. Da un lato, le giostre e i macchinari che promettono adrenalina, velocità ed emozioni ad alta quota. Il volo dell'Angelo tra Castelmezzano e Pietrapertosa, che è stato l’antesignano degli attrattori lucani e che ormai è una solida realtà. Il volo dell'Aquila a Castelsaraceno, che ha recentemente riaperto dopo un paio di anni di stop, la grande giostra del parco delle Stelle a Trecchina, aperta per la stagione 2023 dal 23 luglio. E poi ci sono gli attrattori per chi vuole usare i propri muscoli e qualche aiuto poco tecnologico per raggiungere vette e panorami mozzafiato: le vie ferrate, dove gli appassionati di arrampicata si possono scatenare. In Basilicata ce ne sono cinque. Si tratta di percorsi attrezzati con cavi e corde metalliche, scale di ferro e diversi altri ancoraggi fissi come passerelle di legno o ponti in sospensione. Queste «semplici» attrezzature artificiali rendono falesie, rocce e burroni praticabili all’uomo.
Delle cinque vie ferrate lucane, due si trovano nel territorio del parco regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane, a Castelmezzano e Pietrapertosa, due nel territorio di Sasso di Castalda, nel parco nazionale della Val d'Agri-Lagonegrese, una a Maratea, ai piedi della statua del Cristo, sul monte San Biagio. Tutte e cinque vengono classificate come «moderatamente difficili». A Sasso Di Castalda troviamo la via Arenazzo e la ferrata Belvedere. La Ferrata Arenazzo si sviluppa lungo il fosso e il torrente omonimi, che viene superato grazie alla presenza di due ponti tibetani sportivi. È lunga 300 metri e per percorrerla ci vuole circa un’ora e mezza. Vi si accede da un sentiero che parte dal centro storico del paese: dopo aver superato il torrente Arenazzo su un ponticello tibetano sportivo, si parte alla scalata delle pareti rocciose che formano il versante opposto, raggiungendo la parte alta del «fosso» per poi affrontare un ponte tibetano sportivo da brividi, con una camminata in equilibrio su una sola, per tornare in prossimità del centro storico da dove, imboccando il Sentiero Beneventano, si raggiungere in 5 minuti la seconda via ferrata, quella denominata «Belvedere», più corta rispetto alla «Arenazzo», ma con un dislivello di 100 metri circa, con pareti rocciose verticali attrezzate e si conclude passando sotto la sky-walk dell’arrivo del Ponte alla Luna.
Due le vie ferrate anche sulle Dolomiti lucane. La Via Ferrata Salemm, nel comune di Castelmezzano, ha una lunghezza di circa 1.731 metri ed un dislivello di circa 249 metri. Il sentiero di avvicinamento parte dal ponte romano (Antro delle Streghe). Il percorso attrezzato vero e proprio ha una lunghezza di circa 992 metri ed un il dislivello di circa 215 metri, con tempo di percorrenza di 2 ore. Al termine, un sentiero di allontanamento dalla fine del percorso attrezzato porta fino alla strada comunale Peschiere, nelle immediate vicinanze del centro storico. La Via Ferrata Marcirosa, invece, si sviluppa sul versante di Pietrapertosa. Il sentiero di avvicinamento parte dal ponte romano. Il percorso ferrato ha una lunghezza di circa 862 metri ed un il dislivello di circa 276 metri. Per portare a termine il percorso bisogna attraversare due ponti tibetani della luce 7 e 10 metri. Tempo di percorrenza di 2 ore e 20 minuti. Alla fine, un sentiero porta alla stazione di partenza del Volo dell’Angelo di Pietrapertosa.
A giugno del 2021 è stata inaugurata la bellissima Via Ferrata al Cristo Redentore di Maratea. Il percorso si sviluppa sul costone roccioso che conduce alla statua del Cristo di Maratea, che domina l’intero golfo di Policastro. Vi si accede tramite un sentiero percorribile in 15 minuti a piedi. La lunghezza è di 400 metri. Il tempo di percorrenza è di 2 ore circa. Sono presenti due ponti tibetani nella parte finale evitabili uscendo per la via di fuga. Percorso di ritorno al punto di partenza è di 45 minuti a piedi. [Giovanna Laguardia]