la querelle
Vince mezzo milione online ma gli bloccano l'account: il caso di un imprenditore salentino contro il colosso del gaming
Al centro della disputa è finita una scommessa da 3,9 Bitcoin. Ma Stake.com respinge le accuse e parla di violazione dei termini
Una vincita del valore di circa mezzo milione di euro, un account bloccato e una lunga controversia. È la vicenda che vede protagonista Maurizio Lorio, 35 anni, imprenditore originario di Lecce, che accusa il casinò online internazionale Stake.com di avergli negato il pagamento di una vincita ottenuta nel novembre 2024 su una roulette online. Ma la società nega ogni irregolarità.
L’11 novembre 2024 Lorio ha conseguito una vincita pari a 3,9 Bitcoin giocando sulla piattaforma Stake.com. La cifra all’epoca valeva circa mezzo milione di euro. Dopo aver richiesto il prelievo, l’account sarebbe stato improvvisamente bloccato e il saldo azzerato. Da quel momento, sostiene l’imprenditore, sarebbe iniziato un lungo silenzio, interrotto solo da comunicazioni ritenute vaghe e prive di riscontri documentali concreti.
«Ho giocato regolarmente e ho vinto regolarmente. Finché depositavo, nessun problema. Quando ho chiesto il prelievo, il blocco totale», afferma Lorio, che sostiene di non aver mai ricevuto prove verificabili delle presunte irregolarità contestate.
La vicenda è ora seguita dall’avvocato Andrea Maggiulli, specializzato in diritto del gaming e delle piattaforme di scommesse online, che ha inviato più diffide formali alla società, l’ultima delle quali come formale atto di costituzione in mora. Nel documento legale si contesta a Stake.com un grave inadempimento contrattuale, oltre a una serie di violazioni di norme europee e internazionali a tutela dei consumatori e dei diritti fondamentali. Nella diffida si sostiene che la piattaforma avrebbe adottato un «comportamento sistematico e arbitrario» nei confronti degli utenti che conseguono vincite rilevanti, arrivando ad accusare il giocatore di collusione «senza fornire elementi oggettivi» e impedendo ogni forma di contraddittorio. Il legale richiama, tra l’altro, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e le normative che regolano i servizi digitali transnazionali, chiedendo l’intervento dell’autorità di controllo di Curaçao, sotto la cui licenza opera Stake.com.
Il caso assume particolare rilevanza temporale perché emerge mentre il marchio Stake lancia il suo ingresso ufficiale nel mercato italiano, attraverso una società distinta, Stake Italy, operante sul dominio stake.it.
Proprio su questo punto interviene la risposta formale di Stake.com, inviata a Lorio dal dipartimento Legal Compliance and Regulatory Affairs. Nella comunicazione, la società chiarisce innanzitutto che Stake Italy è un’entità separata e distinta rispetto a Stake.com, che opera invece tramite una società con sede a Curaçao. La piattaforma precisa che eventuali comunicazioni con Stake Italy non riguardano il conto di gioco aperto su Stake.com. E, nel merito della contestazione, Stake afferma di aver condotto “numerose e approfondite revisioni” della scommessa oggetto di disputa, ribadendo che questa avrebbe violato i termini di servizio, in particolare alcune clausole relative all’integrità del gioco e alla collusione. Per la prima volta, la società elenca gli elementi sui quali fonderebbe la propria decisione.
Secondo Stake, il 13 novembre 2024 il fornitore del gioco, Evolution Games, avrebbe segnalato un presunto episodio di collusione relativo alla partita di “Double Ball Roulette” su cui Lorio aveva puntato. Durante quella sessione, il presentatore del gioco, ovvero il croupier, avrebbe inserito manualmente un risultato errato, sovrascrivendo l’esito reale della giocata. L’esito corretto, poi rettificato, sarebbe stato una combinazione diversa da quella inizialmente visualizzata.
Stake evidenzia inoltre che, nelle 67 giocate precedenti di quella giornata, la puntata media di Lorio sarebbe stata di circa 0,70 euro, mentre sulla giocata contestata l’importo sarebbe salito improvvisamente a oltre 230 euro, circostanza che la piattaforma interpreta come possibile indicatore di consapevolezza o anticipazione del risultato.
Sulla base di queste segnalazioni, l’account sarebbe stato limitato, la scommessa annullata e le vincite stornate. La società afferma di aver comunicato tale decisione via email il 19 novembre 2024 e ribadisce che la determinazione è definitiva.
Maurizio Lorio giustifica la puntata finale come tale: «Preso dallo sconforto a fine giocata ho rilanciato quello che avevo, prima di chiudere». E l’avvocato Maggiulli, ingaggiato da Lorio contesta radicalmente la ricostruzione di Stake.com, sostenendo che le presunte prove siano state fornite «solo a distanza di mesi» e che, in ogni caso, non dimostrerebbero alcuna condotta illecita del giocatore. Viene inoltre sottolineato come la volatilità del Bitcoin abbia aggravato il danno economico, considerato che il valore della vincita è oscillato sensibilmente nel tempo.
L’avvocato Maggiulli ha annunciato l’intenzione di adire le autorità di regolazione internazionali, la Commissione europea e, se necessario, la Corte europea dei diritti dell’uomo, oltre a valutare iniziative giudiziarie penali e civili. È stata inoltre preannunciata una campagna mediatica internazionale per portare all’attenzione pubblica il caso.
La vicenda di Maurizio Lorio si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione verso la trasparenza delle piattaforme di gioco online, soprattutto in vista della loro operatività nei mercati regolamentati nazionali. Resta ora da capire se le autorità competenti riterranno fondate le accuse dell’imprenditore o la posizione difensiva della piattaforma, e se questo caso diventerà davvero un precedente nel rapporto tra grandi operatori internazionali e utenti europei.