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Omicidio Noemi Durini, genitori dell'assassino condannati per diffamazione: «Infangato il nome della ragazza»

 
Redazione online

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Lucio Marzo, killer di Noemi Durini, in permesso è stato fermato alla guida ubriaco: tenta la fuga

Secondo l’accusa, Biagio Marzo (condannato a un anno) e sua moglie Rocchetta Rizzelli (a sei mesi) avrebbero, in concorso fra loro e in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, offeso la reputazione della 16enne nel corso di tante trasmissioni televisive

Martedì 01 Aprile 2025, 13:06

LECCE - La Corte d’Appello di Lecce ha confermato la condanna inflitta in primo grado per diffamazione aggravata e continuata a mezzo stampa a Biagio Marzo e a sua moglie Rocchetta Rizzelli. Si tratta dei genitori di Lucio Marzo, l’assassino reo confesso di Noemi Durini, uccisa a Castrignano del Capo il 3 settembre del 2017 quando anche lui era minorenne.

Secondo l’accusa, Marzo (condannato a un anno) e sua moglie (a sei mesi) avrebbero, in concorso fra loro e in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, offeso la reputazione della 16enne nel corso di tante trasmissioni televisive.
«Giustizia è fatta», affermano gli avvocati Valentina Presicce e Flavio Santoro, legali di Imma Rizzo, la madre di Noemi. «I genitori di Lucio Marzo non hanno mai dimostrato alcun sentimento di pietà nei confronti di Noemi Durini - afferma Presicce - cercando in tutti i modi di giustificare il fatto criminoso commesso dal figlio, infangando così la memoria di Noemi attraverso interviste televisive rilasciate ai principali programmi sulle più note reti nazionali».

«Hanno sempre diffamato la memoria di mia figlia per giustificare il fatto criminoso commesso dal figlio - afferma Imma Rizzo, la mamma di Noemi - e oggi anche la Corte di Appello di Lecce mi ha dato ragione. I genitori di Lucio Marzo, invece di rimanere in silenzio, dopo l’omicidio di mia figlia, hanno cercato in tutti i modi di giustificare il gesto aberrante commesso dal figlio arrivando addirittura a dire che mia figlia volesse ucciderli. Tutto questo è falso e infamante».

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