Violenza sulle donne
Molestò le sue allieve, istruttore di boxe condannato a 4 anni nel Salento
L'accusa è di violenza sessuale aggravata
LECCE - Avrebbe costretto le giovanissime allieve della palestra dove lavorava come istruttore di boxe a subire le sue violente attenzioni sessuali, toccandole in varie parti del corpo, inviando loro foto e frasi dal chiaro contenuto sessuale e arrivando ad appartarsi con l’auto dicendolo loro «mo vi stupro».
Per il reato di violenza sessuale pluriaggravata su tre ragazze di 14, 16 e 17 anni, il Tribunale di Lecce (presidente della prima sezione penale collegiale Fabrizio Malagnino) ha condannato il 61enne L.S.C. alla pena di quattro anni e tre mesi di reclusione (con riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti sulle contestate aggravanti di aver commesso il fatto anche all’interno e nelle immediate vicinanze di istituti di formazione sportiva e nei confronti di minori infradiciottenni).
Alle tre vittime, costituite parti civili con l’avvocato Ruggero Sfrecola di Trani, i giudici hanno anche riconosciuto il risarcimento danni con provvisionali di 10mila euro per ciascuna e altri 3mila euro per ogni genitore e fratello. Per il 61enne la pm di Lecce che ha coordinato le indagini, Maria Grazia Anastasia, aveva chiesto la condanna a 7 anni di reclusione. L’uomo, assistito dagli avvocati Antonio Maria e Vincenzo Maria Venneri, è sottoposto per questa vicenda al divieto di dimora nella città salentina dove i fatti si sarebbero verificati e al divieto di avvicinamento alle abitazioni delle vittime e di comunicare con loro.
La vicenda risale a giugno 2023. L’istruttore di boxe avrebbe costretto le allieve «a subire reiteratamente atti sessuali» si legge nell’imputazione, consistiti in «toccamenti nelle parti intime». In una occasione avrebbe trattenuto una 16enne dal collo baciandola poi sulle labbra, costringendola a sedere sulle sue gambe in auto e palpeggiandola. Nei messaggi che le inviava sul cellulare scriveva frasi allusive come «ti bacerei, ma siamo davanti a casa tua e mi trattengo», o, ancora, «il giorno dopo che finisci la scuola ti passo a prendere e ci facciamo un pomeriggio insieme da soli io e te». Ad un’altra allieva 17enne avrebbe inviato messaggi con foto a petto nudo e lusinghe («che figa che sei oggi»), accarezzandola sulla coscia e, approfittando del fatto che lei fosse di spalle rivolta verso il muro, avrebbe appoggiato il proprio corpo su quella della adolescente. «Tu così vieni vestita? Che io sempre maschio sono!» è una delle frasi che il 61enne avrebbe rivolto alla 14enne mentre lei si allenava colpendo il sacco da pugilato. Durante una trasferta si sarebbe avvinghiato al corpo della ragazza sorprendendola alle spalle. Un giorno, poi, mentre era in macchina con due di loro, la 17enne e la 14enne, avrebbe condotto il veicolo in un luogo appartato dicendo loro «mo vi stupro».
A meno di due anni dai fatti è arrivata la sentenza di primo grado. Come pene accessorie, il Tribunale ha disposto l’interdizione del 61enne da qualsiasi uffici attinente alla tutela, curatela e amministrazione di sostegno, e da incarichi nelle scuole di ogni ordine e grado, in uffici o strutture pubbliche e private frequentati da minori.